venerdì 7 giugno 2013

Il dolore della Rosa

"Mmmmmmm dove mi trovo... è così buio qui..."

Rose è una ragazza di 16 anni che, improvvisamente, si è ritrovata a dover combattere per la sua sopravvivenza.

"Mamma... papà... Simon... dove siete tutti? Perché mi trovo in questo strano posto da sola?"

Il luogo in cui si trovava somigliava ad un castello. Un castello lugubre ed antico.

"Farei meglio a cercare un'uscita... devo tornare a casa.... saranno tutti preoccupati"

Rose è una ragazza di buon cuore: invece di pensare a se stessa, a come sia finita lì, pensa alla preoccupazione della sua famiglia se non dovessero ritrovarla.

"Sembra proprio un castello.... tetro... buio... e pieno di inquietanti statue. Statue che sembrano fissarti, che vorrebbero aggredirti. Di chi sarà mai?"

La ragazza continuò a vagare per il castello senza riuscire a trovare un'uscita.

"Molte delle porte sono chiuse a chiave, il castello è immenso e non riesco ad orientarmi...."

Stava oramai perdendo le speranze, quando ad un certo punto sentì una melodia.

"Ma questo è un pianoforte!"

Lei adorava la musica e subito riconobbe il suono del pianoforte, il suo strumento preferito. Si diresse verso la stanza da dove proveniva la musica. Entrò piano senza far rumore per non disturbare l'esecutore. Rose rimase lì ad ascoltare in silenzio quella meravigliosa melodia.
Quando terminò, la ragazza fece un lungo applauso che spaventò l'esecutore e lo fece girare di scatto. Era un ragazzo, sui 25 anni, alto, capelli lunghi e neri, profondi occhi verdi. Rose lo guardava con ammirazione.

???: «.... Perché non scappi?»

Rose: «Perché dovrei scappare?»

???: «Mi hai visto bene?»

Rose: «Sì»

???: «E non ti faccio paura?»

Rose: «No»

???: «.... ok mi stai prendendo in giro, vero?»

Rose: «Non mi permetterei mai»

???: «STAI MENTENDO!»

Rose: «Invece di accusarmi ingiustamente, perché non mi suoni qualcos'altro? Sei bravissimo ed adoro il tuo modo di suonare il piano. La melodia di prima mi ha quasi commossa!»

Il ragazzo era incredulo. Oltre ai suoi genitori, nessuno era mai rimasto vicino a lui dopo averlo visto.

Rose: «Ah dimenticavo: io sono Rose. Tu come ti chiami?»

???: «Vil... è un piacere fare la tua conoscenza piccola Rose»

Vil cominciò a suonare. E mentre suonava, pensava: "chissà come mai non ha paura di me come tutti gli altri...".

I due ragazzi fecero subito amicizia: Vil portò Rose a fare un giro del castello.

Vil: «E questo è il salone. È qui che organizziamo feste, balli e quant'altro. C'è anche un altro pianoforte che molte volte utilizzo per intrattenere gli ospiti»

Rose: «Ma in quella posizione daresti le spalle a tutti. Perché non lo rigirate, in modo che mentre suoni puoi anche vedere la gente che balla e si diverte grazie alla tua musica?»

Vil: «Mi domando se tu non lo faccia apposta a domandarmi queste cose... Piuttosto, tu da dove spunti fuori? Sei per caso un'ospite di mia madre? O una mia lontana cugina che è venuta a farci visita?»

Rose: «Io veramente non so proprio come abbia fatto ad arrivare fin qui... l'ultima cosa che ricordo è di essermi addormentata nel mio letto come ogni sera e di essermi risvegliata in questo castello»

Vil: «Ah, devi essere un'abitante del mondo esterno allora»

Rose: «Mondo esterno?»

Vil: «Sì, è così che chiamo il mondo al di là del portale»

Rose: «Portale?»

Vil: «È una sorta di portale magico che ci collega ad un altro mondo, probabilmente quello da cui tu provieni»

Rose: «Ah, quindi c'è un modo per tornare a casa!»

Vil:«Naturalmente....»

Rose: «Ti prego Vil, dimmi dove si trova questo portale! Voglio tornare a casa... non posso rimanere qui, la mia famiglia mi sta aspettando, capisci?»

Vil: «Sì, capisco. Però ora i miei sono fuori per lavoro e la servitù non ha la chiave della stanza dove si trova il portale. Dovresti aspettare cinque giorni»

Rose: «Ma così la mia famiglia sarà in pensiero! Non c'è un modo per avvertirla?»

Vil: «Oh, di questo non ti devi preoccupare. Mio padre mi ha detto che un giorno trascorso qui equivale ad un'ora trascorsa nel mondo esterno. Se quindi mi hai detto che l'ultima cosa che ricordi è di esserti addormentata, passeranno solo 5 ore da allora e ti sveglierai come se niente fosse successo. Mi dispiace, ma non posso fare altro per aiutarti»

Rose: «Ah, se stanno così le cose allora non ci son problemi. Anzi, son contenta di poter trascorrere dell'altro tempo qui con te, mi sembri un ragazzo tanto dolce e sensibile. In più sei bravissimo a suonare il pianoforte... perché non mi insegni e magari suoniamo qualcosa insieme?»

Vil: «Beh... sì... potrei insegnarti... Ma sei sicura? Dovrei sedermi vicino a te, stare a stretto contatto»

Rose: «E dov'è il problema, scusami!», disse la ragazza con il sorriso sulle labbra.

Vil era ancora scettico... però in cuor suo scoppiava di felicità: lei era la prima persona che lo considerasse al suo pari. La prima persona che non lo trattasse come un rifiuto. La prima persona che lo trattasse come un amico.

I giorni trascorsero, Rose stava imparando a suonare molto velocemente.

Vil: «Hey, lo sai che sei molto brava? Secondo me sei portata per questo strumento»

Rose: «Dici? Io mi sento tanto un'imbranata. Non riesco ancora a seguire bene le note ed il tempo»

Vil: «Lasciati guidare da quello che senti dentro. Fidati del tuo istinto e dei tuoi sentimenti»

Rose: «Grazie Vil, sei veramente premuroso e dolce. Con i tuoi consigli vedrai che migliorerò a vista d'occhio!»

Vil: «Son sicuro che ce la farai... a tal proposito, che ne diresti di comporre un nuovo pezzo?»

Rose: «Dici un pezzo tutto nostro?»

Vil: «Esatto! Un pezzo da suonare a quattro mani»

Rose: «Non so se ne sarò capace... non rischio di rovinare tutto?»

Vil: «Oh no, non ti preoccupare. E poi ci sono io qui»

Rose: «Grazie... però abbiamo così poco tempo»

Vil: «Ed allora mettiamoci subito all'opera!»

Passarono altri giorni, i due ragazzi avevano instaurato un rapporto molto profondo.

Rose: «CE L'ABBIAMO FATTA!»

Vil:«Che ti dicevo! Ed è venuta fuori una melodia bellissima»

Rose: «Ora bisogna trovarle un nome... solo che non ne ho proprio idea»

Vil: «Beh, io una mezza idea ce l'avrei....», il ragazzo si fece serio in volto e fissò Rose dritto negli occhi, «Rose... sai, è grazie a te se ho imparato cosa significa vivere.... ed ecco... veramente io....»

*toc toc*
«Il padrone è tornato, l'aspetta nel salone»

La cameriera ha interrotto quello che Vil stava per dire a Rose. I due ragazzi si recarono in salone.

Il padre di Vil era un barone molto tenebroso, incuteva timore solo a guardarlo.

"Ora capisco da dove è ripreso il cattivo gusto di questo castello", pensò Rose.

Barone: «Figliolo dimmi, chi è questa ragazza?»

Vil: «Padre, lei è una nostra ospite che viene dal mondo esterno. È arrivata proprio nel momento in cui tu e la mamma siete andati via per questioni lavorative»

Barone: «Capisco... quindi ha attraversato il portale. E come hai fatto, se posso permettermi, mia cara ragazza?»

Rose: «Beh... non saprei proprio come. Ricordo solo di essere andata a dormire come ogni sera e di essermi risvegliata qui»

Barone: «Capisco. Forse un malfunzionamento del portale»

Vil: «In ogni caso padre, avevo già in mente di farla tornare nel suo mondo, aspettavamo giusto il tuo ritorno, perché solo tu hai la chiave della stanza del portale»

Barone: «Saggia decisione figliolo. Ti aspetto nella sala del portale allora, prima la rimandiamo a casa e meglio sarà per tutti». Il barone si affrettò a raggiungere la stanza e durante il tragitto pensava tra sé e sé: "Avrei dovuto distruggere quel maledetto portale quando ne avevo la possibilità.... sono stato troppo avido, dannazione!"

Vil: «.....»

Rose: «Va tutto bene Vil?»

Vil: «... sì, non ti preoccupare, stavo solo pensando. Aspettami qui, devo preparare delle cose e poi ti accompagno alla sala del portale. Non ci metterò molto»

Dopo qualche minuto, Vil tornò ed accompagnò Rose nella stanza. Al suo interno c'era un grande specchio appoggiato alla parete.

Barone: «Siete finalmente arrivati. Questo mia cara è il portale. Non devi far altro che avvicinarti, posare una mano sulla sua superficie e pensare al posto che vuoi raggiungere»

Rose posò una mano sulla superficie dello specchio e chiude gli occhi. Pochi secondi dopo si aprì un portale che rifletteva l'immagine della sua stanza. La ragazza però era combattuta.

Vil: «Beh Rose... sembra proprio che questo sia un addio»

Rose: «Vil.... perché tu... non vieni via con me?»

Vil: «Cosa? Io? Perché?»

Rose: «Non ti fa bene stare rinchiuso in questo castello. Dovresti venire con me, ti farei conoscere tanta gente simpatica, avrai tanti nuovi amici, potresti essere felice....»

Barone: «Non dire stupidaggini! Forza, torna nel tuo mondo»

Rose: «Ma non capisce che qui Vil è triste!? Sempre da solo, rinchiuso dentro queste mura, senza la possibilità di vedere nessuno! L'unica sua compagna è la musica»

Barone: «E così dovrà rimanere! Sono suo padre, so' cos'è meglio per lui. Tu sei soltanto una ragazzina immatura!»

Rose: «Io sarò pure una ragazzina, ma in questo poco tempo che sono stata in compagnia di suo figlio ho imparato a conoscerlo e ad apprezzarlo. Vil è un ragazzo magnifico, con tanto amore da donare. Sono sicura che chiunque sarebbe felice di essere suo amico! E chissà, potrebbe anche innamorarsi e..»

«BASTA COSI' ROSE!» tuonò Vil.

Scese un inquietante silenzio nella stanza. Lui si avvicinò alla ragazza e le disse: «Grazie di tutto... addio», dopo di che la spinse verso il portale che si richiuse non appena la ragazza lo trapassò.

Barone: «Hai fatto la cosa giusta figliolo»

Vil: «Padre... ora ho capito perché hai fatto tutto questo, del perché mi hai rinchiuso in questo castello senza possibilità di uscire o di vedere qualcuno. Tu volevi solamente proteggermi...»

Barone: «Andiamo figliolo, la mamma ci sta aspettando per la cena»

Vil: «Però ho incontrato quella ragazza. Una ragazza che non ha paura di me, malgrado il mio aspetto. Una ragazza che ha saputo apprezzarmi per quello che sono, che mi ha fatto conoscere la dolcezza ed il calore di un'altra persona...»

Barone: «Figliolo, basta adesso, la cen...»

Vil: «Una persona speciale! Inizialmente pensavo mi stesse solamente prendendo in giro. Poi col tempo ho abbassato le mie difese e mi sono avvicinato. Mi sono avvicinato troppo... e come Icaro, mi sono scottato»

Barone: «Figliolo... mi dispiace... non volevo che accadesse, avrei dovuto distruggere questo specchio tanto tempo fa»

Vil: «Ora ho questa ustione che mi porto dietro. Fa male. Continua a fare male. Ed è tutta colpa di questo specchio!»

Vil si accanì contro lo specchio dandogli un calcio che lo mandò in frantumi.

Barone: «Ora che ti sei sfogato ti senti meglio?»

Vil: «NO PADRE, NON MI SENTO MEGLIO! Prima vivevo nell'ignoranza, non conoscevo un simile sentimento.... ora invece sì! Io... io...»

Barone: «No! Non dirlo!»

Vil: «IO MI SONO INNAMORATO! Non dovevo, avrei dovuto resistere, ma non ce l'ho fatta. Io provo questo sentimento così forte dentro di me... e so che non potrò mai donarlo alla persona che l'ha scaturito. Non per via dello specchio, se anche fossimo rimasti insieme non sarebbe cambiato nulla. Lei era gentile con me, lei mi considerava solo come un amico. Ma il mio aspetto... IL MIO ASPETTO NON MI PERMETTE DI ESSERE NIENTE DI PIU'! Anzi, devo essere grato di aver trovato qualcuno che non sia fuggito al solo vedermi»

Vil iniziò a ridere nervosamente.

Vil: «Ah.... ahah...ahahaha.....AHAHAHAHAH! È TUTTO FINITO PADRE! FINALMENTE HO CAPITO COSA DEVO FARE!»

Barone: «Vil, di cosa stai parlando? Che cosa hai in mente di fare?»

Vil estrasse un coltello dai pantaloni, dietro la schiena.

Barone: «Vil, fermati... che vuoi fare? Posa quel coltello avanti... parliamone con calma»

Vil: «Cosa c'è da parlare padre? SONO UN MOSTRO!»

Barone: «La tua malattia sicuramente non costituisce un problema troppo grave, troverai anche tu una ragazza che sappia apprezzarti e...»

Vil: «SMETTILA DI ILLUDERMI PADRE! IL MASSIMO CHE POTREI TROVARE SONO DEGLI AMICI, MA A ME QUESTO NON BASTA.... perché è dovuto accadere tutto ciò? Perché sei venuta proprio in questo castello? Perché ti ho incontrata? Perché....»

Barone: «Figliolo... posa quel coltello ed andiamo a parlare con la mamma. Sono sicuro che non vede l'ora di rivederti»

Vil: «È troppo tardi padre... mi dispiace....»

Vil impugnò il coltello con fermezza e se lo puntò dritto al cuore: «Addio padre... saluta la mamma da parte mia»

Barone: «VIL NO!»


*DRRRRRRIIIIIIIIIIN*

«VIL!»

Sono le 8:00, la stanza è semi illuminata dalla luce del sole.

«ROOOOOOSE ALZATI CHE DEVI ANDARE A SCUOLA!»

"È... è stato solo un sogno?"

«ROOOOOOOSE»

Rose: «ARRIVO MAMMA!».
"Beh, anche se è stato solo un sogno, è stata senz'altro un'esperienza interessante.... grazie Vil"

Rose comparve in cucina col sorriso sulle labbra ed esclamò: «Buongiorno a tutti! Ho preso una decisione: voglio imparare a suonare il pianoforte!»

Mamma: «Come mai questa decisione improvvisa tesoro?»

Rose: «Beh, l'idea me l'ha data un sogno che ho fatto questa notte»

Papà: «Oh ma guarda, c'è proprio una notizia ora al telegiornale che parla di un famoso compositore, magari ti può interessare»

TG: «Quella di cui vi parleremo oggi è una di quelle scoperte straordinarie! Ci troviamo qui nei pressi della residenza Solovyov perché sono stati ritrovati dei reperti sensazionali! Ma procediamo con ordine: per chi non lo sapesse, i Solovyov furono una ricca famiglia del secolo scorso. Il loro unico erede è il Vil Solovyov che tutti noi conosciamo e che abbiamo imparato ad amare grazie alle sue numerose composizioni. Purtroppo morì alla giovanissima età di 25 anni, in circostanze ancora più tragiche. Infatti il giovane compositore si suicidò, pugnalandosi al cuore. Il corpo venne ritrovato però insieme ad altri due corpi, probabilmente quelli dei genitori, abbracciati al suo ed anch'essi con un pugnale piantato nel cuore. Cosa avrà spinto questa famiglia a compiere questo insano gesto? Forse dalla malattia di Vil. Sì, perché il giovane compositore aveva una rara malattia che intacca la pelle e porta a deformarla pesantemente, rendendo l'individuo un autentico mostro! Ecco perché veniva chiamato 'Il mostro del Piano', non solo per la sua bravura evidentemente. I nostri esperti pensano che il ragazzo si sia suicidato perché non poteva più sostenere quella situazione e che i genitori l'avrebbero poi seguito per il dolore di aver perso il loro unico figlio. Ma riprendiamo la notizia: proprio oggi sono stati ritrovati dei reperti dal valore inestimabile: una lettera ed uno spartito! Vi leggiamo la lettera:

"Nel mio giardino è finalmente spuntata una Rosa in mezzo a tante erbacce. Era bellissima. Sapevo che non dovevo avvicinarmici, ma la sua bellezza non poteva tenermi lontano.... ed infatti mi sono avvicinato troppo, inesorabilmente, fino a pungermi. Quella Rosa ha lasciato il segno.
Vil Solovyov"

Non sappiamo bene a cosa si riferisse il giovane compositore. Ed ora passiamo il collegamento all'auditorium, dove due dei nostri migliori pianisti sono pronti ad eseguire lo spartito che hanno rinvenuto i nostri ricercatori!»

"Non... non è possibile...", pensò Rose.

TG: «Siamo qui all'auditorium dove siamo pronti ad ascoltare il brano che si intitola 'Il dolore della Rosa', l'ultimo, si presume, brano del noto compositore Vil Solovyov! Buon ascolto»

Non appena il brano iniziò, Rose riconobbe quella melodia ed una lacrima scese lungo il suo viso.

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