venerdì 12 luglio 2013

I Tre Demoni Bianchi - capitolo 10

CAPITOLO 10: RICORDI

Il gruppo riprese a muoversi. Luna sembrava reggere bene il passo degli altri cavalli, molto più forti e possenti di lei. Il pensiero che la sua padrona stesse male e potesse morire da un momento all'altro, le dava la forza per non mollare e continuare a cavalcare a velocità sostenuta.

Titania: «Dannazione, ci siamo fatte fregare come delle principianti!»

Leonora: «L'hai visto anche tu.... quello strano tipo utilizzava forme di magia che non avevo mai visto prima. Non è possibile sparire con il solo schioccare delle dita!»

Titania: «Non mi interessa dei suoi stupidi trucchi di magia! Quello che non riesco a sopportare è come ci abbia fregato. E soprattutto come abbia messo in pericolo nostra sorella Kate! Se mi ricapita tra le mani, non rimarranno nemmeno le ossa»

Leonora sapeva che quanto detto da Titania era la pura verità: aveva la forza e la volontà per fare ciò che aveva appena detto.

«M... ma... mamma......», Kate stava delirando.

Leonora: «Accidenti, deve avere la febbre alta. Spero non stia facendo un incubo»

"Non far riaffiorare certi ricordi Kate.... non farti ulteriormente del male...", pensava Titania.

«D...dove... dove è... andato... il papà...?»



32 anni prima. Un uomo ed una donna si incontrano durante un torneo di 'braccio di ferro'.

«Non pensavo di finire in finale contro una donna!», disse sorpreso l'uomo.

«Non penserei nemmeno di vincere se fossi in te», rispose stizzita la donna.

«Mi piace questo comportamento aggressivo ed autoritario in una donna!»

«Quando avrò finito con te, cambierai idea»

L'incontro iniziò ed i due erano in assoluta parità.

«Però... sei forte per essere una donna!»

«Lo prendo come un complimento, signor maschilista!»

L'incontro andò avanti per diversi minuti in assoluta parità, quando l'uomo decise di fare sul serio e cominciò ad abbassare il braccio dell'avversaria.

«Mi dispiace, ma temo di aver vinto», disse in maniera arrogante l'uomo. Il braccio della donna aveva quasi toccato il tavolo, quando ella esclamò: «Quindi questa sarebbe la tua vera forza... veramente notevole per un uomo. Peccato che io sia molto più forte». Non appena finì la frase, la donna ribaltò il risultato, facendo perdere l'uomo. Quest'ultimo non poteva credere a ciò che era appena successo. Gli altri uomini deridevano il perdente, mentre si complimentavano con la vincitrice. La donna si avvicinò a lui e disse: «Mai e ripeto MAI sottovalutare una donna.....» andandosene per la propria strada con la coppa tra le mani.

«Aspetta!» disse l'uomo raggiungendola. «Non avevo mai incontrato una donna con la tua forza! Ti chiami Venera... giusto?»

Venera: «Esatto. Beh, anche tu non te la cavi male... Atticus, giusto?»

Atticus: «Sì! Mi stavo domandando se ti andrebbe di vederci a cena questa sera....»

Venera: «Caspita, non perdi tempo tu eh?»

Atticus: «La prima donna che mi abbia battuto a braccio di ferro, non posso farmela sfuggire ahahah!»

Venera: «.... almeno sei sincero. E sembri anche simpatico! Perché no? Ci vediamo questa sera. E non provare a fare strane mosse, sono molto più forte di quanto abbia mostrato oggi»

Atticus: «Non ne avevo la minima intenzione, ci tengo alla pelle!»

Venera sorrise dolcemente. Malgrado la sua forza fisica, era veramente una bella donna: aveva dei capelli corti rossicci con qualche chiazza di biondo, un viso angelico contornato da due bellissimi occhi azzurro chiaro. Atticus invece era il tipico contadinotto dal fisico robusto: aveva dei capelli blu che gli arrivavano alle spalle, leggermente mossi ed un paio di occhi neri. Un naso ben marcato ed una bocca larga chiudevano il quadro. Quella sera, i due si incontrarono e cenarono insieme. Parlarono e parlarono e parlarono ancora.... finendo per innamorarsi l'uno dell'altra! Entrambi erano dei contadini, decisero quindi di gestire una fattoria insieme. Ci volle un anno perché il tutto fu avviato con successo. Avevano proprio una bella fattoria, con il bestiame ed i vari campi per il raccolto. In due riuscivano benissimo a gestirla: mentre Venera spaccava la legna a mani nude, Atticus dava da mangiare al bestiame. Mentre Venera seminava a mani nude, Atticus raccoglieva le uova e mungeva le mucche. Mentre Venera metteva a mani nude i ferri agli zoccoli dei cavalli, Atticus raccoglieva i prodotti dall'orto. E tutto questo durò per un anno... quando non sopraggiunse il primo dono dal cielo.

Venera: «Hai già deciso per il nome?»

Atticus: «Se sarà un maschio, Goro, se sarà una femmina, Titania».

Nacque così Titania, vivace bimba dai capelli ed occhi rossi che all'età di 5 anni spaccava già la legna a mani nude. Dalla nascita della piccola però le cose cambiarono considerevolmente: Venera era stata provata dal parto e dovette rinunciare ai compiti più faticosi... cosa che provvide Atticus a sopperire. I compiti quindi si invertirono, con l'unica differenza che la legna la spaccava Titania! La bimba era molto legata ai suoi genitori, specialmente a suo padre. Dopo una lunga giornata di lavoro, i due andavano sempre a fare una cavalcata insieme, immersi nel tramonto e nelle praterie, mentre mamma Venera era a casa a preparare la cena. Una sera, mentre erano di ritorno da una cavalcata, camminando lungo un torrente furono attaccati da un cinghiale. Titania si mise subito davanti a suo padre e tremando urlò contro il terribile cinghiale: «N-non o-osare a-a-av-avvicinarti a m-mio p-p-p-padre!», mostrando i pugni. Il cinghiale però non aveva intenzioni amichevoli: abbassò la testa e caricò la piccola. Titania chiuse gli occhi e sferrò un pugno davanti a se. Quando li riaprì, vide il cinghiale steso per terra davanti a lei con un grosso bernoccolo sulla testa.

Titania: «H-hai visto papà! L'ho steso l'ho steso!»

Atticus: «E brava la mia figliola! Come avrei fatto senza di te? Ti meriti un grosso bacio, vieni qui». L'uomo diede un bacio sulla fronte della piccola Titania, più altri tre sulla guancia destra. Dopo di che la prese per mano e ripresero a camminare verso casa. "Quel bernoccolo sono stato io a farglielo, però vicino ce n'era uno più piccolo.... possibile che Titania sia già così forte?" pensò Atticus.

Passarono altri due anni, ora Titania aveva ben 7 anni e..... una sorellina! Era nata Leonora, bambina dai capelli viola e gli occhi neri, particolarmente sveglia ed intelligente. All'età di 5 anni già leggeva libri sulla magia. Dopo questo secondo parto, Venera si indebolì ulteriormente. Oramai faceva solo le cose più semplici all'interno della fattoria. Benché Titania dava anch'essa una mano, Atticus stava cominciando a sentire il peso di quella vita: la mattina si alzava, svolgeva tutte le mansioni aiutato da Titania, per poi la sera rilassarsi un poco ed andare a dormire, stremato dalla fatica. A volte capitavano anche dei capricci tra Titania e Leonora che lui doveva prontamente sanare dove non ci riuscisse Venera. Un giorno, mentre Titania era intenta a trasportare della legna per prepararsi al periodo invernale, vide Leonora che stava leggendo. Adirata, fece cadere la legna ed andò dalla sorella. Leonora vide un'ombra proiettarsi sul libro, alzò gli occhi e vide sua sorella con un'espressione poco rassicurante.

Titania: «Che stai facendo Leonora?», domandò con una punta di veleno.

Leonora: «Oh ciao Titania. Sto leggendo questo libro. Parla di magie, incantesimi, principi, principesse, draghi, demoni.... è veramente avvincente!»

Titania: «Perché non sei ad aiutare me e papà? Sai che c'è un sacco di lavoro da fare?»

Leonora: «Ma io non sono forte come voi due.... come potrei aiutarvi?»

Titania: «Beh non puoi dirlo se prima non ci provi. Guarda quella legna laggiù, prendila e portala in casa! SUBITO!»

Leonora: «Sì sì ho capito.... ma non urlarmi contro che mi fai paura!»

La piccola Leonora provò a sollevare un legnetto, ma senza risultato.

«Non è possibile che tu non riesca a sollevare nemmeno un legnetto. Forza, riprova! E questa volta, mettici un po' più di convinzione», sbraitò Titania.

Leonora prese di nuovo il legnetto e questa volta ci mise più forza. Riuscì a sollevarlo, ma cadde all'indietro sbattendo la testa. Cominciò a piangere.

«Che sta succedendo qui?», Venera, sentendo dei rumori, venne a controllare la situazione. «Perché Leonora sta piangendo?»

Titania: «Perché non è giusto che lei stia qui senza far nulla»

Venera: «Titania te l'ho già spiegato, tua sorella non è portata per questo genere di lavori. Lei è una studiosa e...»

Titania «Una studiosa che non combina nulla dalla mattina fino alla sera!»

Venera: «Non parlare così di tua sorella!», la donna tirò un pugno contro il muro per incutere timore alla ragazzina.... ottenendo solo un grosso livido sulla mano come risultato.

«Che sta succedendo qui?», Atticus arrivò chiedendo spiegazioni.

Titania: «Leonora è inutile e la mamma si è appena fatta male nel tentativo di spaventarmi»

Atticus: «Tesoro.... te l'ho già detto: non sei più quella di un tempo, non fare questi sforzi»

Venera annuì. Aveva un'espressione triste e delusa.

Atticus: «E tu che cosa hai appena detto riguardo a tua sorella?»

Titania: «Che è inutile»

Atticus: «Tua sorella NON è inutile. Chiedile subito scusa»

Titania: «Non ci penso nemmeno! Finché non mi dimostrerà di saper fare qualcosa, continuerò a ripetere che è inutile!»

Atticus: «Titania PER FAVORE...uh senti anche tu questa puzza di bruciato? Come se qualcuno stesse dando fuoco a della legna»

Titania annusò l'aria e disse: «È vero.... e proviene da dietro la mamma!»

Dietro la donna c'era Leonora che stava facendo pratica di magia elementale, bruciando quel legnetto che non riusciva a sollevare. Le facce stupite dei suoi familiari la riempirono di orgoglio. Si rivolse quindi verso Titania e disse: «Hai visto? Non sono inutile!». Da quel giorno, Leonora si allenò nell'uso delle arti magiche insieme a sua madre, benché quest'ultima non sapesse nulla di magia. Così, mentre da una parte avevamo Leonora e Venera aspiranti maghe, dall'altra c'erano Atticus e Titania che badavano alla fattoria. Ma Atticus era sempre più stanco. Non era questa la vita che aveva sognato. Passò un altro anno e qualche mese. Dopo una dura giornata lavorativa, Atticus tornò a casa stremato.

Venera: «Amore, indovina!»

Atticus: «Tesoro.... sono stanchissimo, non ho tempo per gli indovinelli»

Venera: «Ah sei stanco... beh, tra qualche mese potrai avere un nuovo aiutante!»

Atticus: «Vuoi dire che...»

Venera: «Esatto, sono di nuovo incinta!»

Atticus: «....»

Venera: «Beh? Tutta qui la tua reazione? Pensavo ne fossi stato felice...»

Atticus: «Sì sì, sono felice... scusami amore, ma è stata una giornata veramente dura...»

Nella mente di Atticus stava nascendo qualcosa... un pensiero tanto semplice quanto pericoloso. Un giorno dovette andare in città per sbrigare degli affari. Al suo ritorno non sembrava più lo stesso.

Titania: «Papà, finalmente sei tornato! Che ne diresti di andare a fare una cavalcata, come ai vecchi tempi?»

Atticus: «Non oggi Titania, sono abbastanza stanco e vorrei andare a riposarmi....»

Titania ci rimase male, ma continuò comunque a fare le sue faccende. Nel frattempo, Venera e Leonora erano ancora ad addestrarsi nell'uso della magia. Leonora era diventata molto più brava ed ora padroneggiava alla perfezione incantesimi di fuoco e di acqua.

Venera: «Bene Leonora, ora potrai aiutare anche tu nella fattoria. Potrai irrigare i campi, dar da bere alle bestie, bruciare le foglie secche o le piantagioni oramai marce... insomma, avrai del lavoro da fare»

Leonora: «Si mamma! Non vedo l'ora di dare una mano, così Titania non dirà più che sono inutile». Venera vide Atticus passare nella stanza accanto, senza fermarsi a vedere i progressi della figlia. «Continua un po' da sola Leonora, torno tra poco». La donna fermò il marito poco prima che entrasse in camera da letto: «Beh, sei tornato e non mi dici niente? Allora, com'è andata in città?»

«Sì, scusami Venera ma sono abbastanza stanco e vorrei andare a dormire.... ti racconterò tutto domani... scusami ancora» disse Atticus chiudendosi la porta della camera da letto dietro di se.

"'Venera'.... non mi chiamava per nome da anni ormai.... che ti succede, Atticus?", pensò la donna mentre teneva una mano sulla porta della camera da letto. Il giorno Titania mostrava a Leonora le mansioni che doveva eseguire. Atticus e Venera rimasero soli in casa e cominciarono a parlare.

Atticus: «Venera.... è questa la vita che hai sognato?»

"Mi ha chiamata di nuovo per nome...", pensò la donna, rispondendo con: «Cioè vivere con l'uomo che amo ed avere due figlie stupende con una terza in arrivo? Beh non proprio, pensavo che ne sarebbe arrivato solo uno di figlio. Sono felice della vita che faccio» disse con il sorriso sulle labbra.

Atticus: «Non era questo che intendevo.... noi un tempo eravamo fortissimi, tu eri molto più forte di me! Ed ora guardaci, gestiamo una fattoria con due figlie ed una terza in arrivo. Le nostre giornate sono piatte, monotone. Potevamo partire all'avventura e compiere imprese epiche!»

Venera: «Per quanto mi riguarda, stiamo per compiere la terza di gesta epica!»

Atticus: «Perché ti rifiuti di capire? Io sono stufo di questa vita, STUFO!»

Venera: «NON ALZARE LA VOCE, NON VOGLIO CHE LE RAGAZZE TI SENTANO PARLARE IN QUESTO MODO!». Venera era adirata e colpì forte il tavolo con un pugno, finendo per farsi male.

Atticus: «Vedi, è proprio a questo che mi riferivo. Non ti fa rabbia essere diventata così debole?»

Venera, tenendosi la mano dal dolore, disse: «Sei proprio cambiato... un tempo ti saresti preoccupato per me...»

Atticus: «.... perché non ce ne andiamo? Abbandoniamo questa vita e ricominciamo. Portiamo le ragazze con noi, la loro forza e capacità ci sarà sicuramente utile! Ho incontrato delle persone l'altro giorno in città e...»

Venera: «AH QUINDI NON È UN'IDEA PARTITA DA TE!», urlò furibonda la donna.

Atticus: «Non alzare la voce, rischi di allarmare le ragazze»

Venera: «Non ci provare. E chi sarebbero queste persone?»

Atticus: «Gente che ci garantirebbe un futuro senz'altro migliore!»

Venera: «Basta, non voglio sentire oltre. Il nostro futuro è qui, in questa fattoria e con le nostre figlie! Se a te non sta bene, puoi anche andartene, non voglio trattenerti ed essere la fonte della tua infelicità. Solo, lascia stare me e le ragazze»

Atticus: «Non vuoi proprio capire...». L'uomo si alzò ed uscì, sbattendo forte la porta. Venera si sedette e scoppiò a piangere.

Titania era intenta a spaccare la legna, a mani nude ovviamente. Atticus le si avvicinò e cominciò a parlarle: «Titania, non sei stanca di questa vita? Spaccare legna, trasportare legna, ferrare cavalli, coltivare campi....».

Titania: «No papà, a me piace questa vita insieme a te e la mamma.... e sì, anche a quella rompiscatole di Leonora. Sto bene e sono felice. Perché questa domanda?»

Atticus: «Oh no niente.... era solo un'idea.... continua pure mia cara». Titania fissò il padre con un'aria interrogativa, riprendendo poi a spaccare la legna. L'uomo quindi si spostò verso i campi dove c'era Leonora intenta ad irrigarli. «Ciao Leonora. Sei diventata veramente brava nell'uso della magia!»

Leonora: «Grazie papà!»

Atticus: «Senti.... sei felice qui? Con me, la mamma e Titania?»

Leonora: «Certo che sono felice! Anche se Titania a volte è antipatica e mi fa i dispetti... le voglio comunque bene. Voglio bene a tutti voi!»

Atticus: «Capisco.... quindi non vorresti fare un viaggio da qualche parte, magari di qualche anno?»

Leonora: «Oh no, io sto benissimo qui! C'è tutto quello che io possa desiderare! Perché questa domanda papà?»

Atticus: «Nulla... solo semplice curiosità... continua pure il tuo lavoro». Leonora scrollò le spalle e continuò ad irrigare i campi con la sua magia.

"Sono tutte contro di me, dannazione...... ma non ha importanza, oramai ho preso la mia decisione. Domani sarà il grande giorno, il giorno della mia rinascita!", uno strano sorriso si dipinse sulla faccia di Atticus.

Il giorno seguente, il tempo era cupo: nere nuvole si stagliavano su tutta la fattoria, rendendo l'atmosfera lugubre e triste. Atticus aveva preparato uno zaino e stava uscendo dalla fattoria prestissimo. Venera cercò di dissuaderlo a tutti i costi.

Venera: «Dove credi di andare? Perché vuoi abbandonarci?!»

Atticus: «Sei stata tu a dirmi che ero libero di andare»

Venera: «NON PENSI AL BAMBINO CHE STA PER NASCERE!? VUOI DAVVERO PRIVARLO DELLA FIGURA PATERNA?»

Atticus: «Abbassa la voce o sveglierai le bambine, non voglio che mi vedano partire»

Venera: «Ah ora ti importa di loro? Che ne sarà di noi se tu partirai?», la donna era con le lacrime agli occhi.

Atticus: «Ve la caverete bene anche senza di me, Titania e Leonora sono in gamba e manderanno avanti la fattoria alla grande!»

Venera: «Non capisci, non vuoi proprio capire! Senza di te saremo perse!»

Atticus: «Mi dispiace... ma ho preso la mia decisione... addio Venera, saluta le ragazze da parte mia»

Venera: «NO, NON TI LASCERO' ANDARE!». La donna afferrò la vita dell'uomo, abbracciandolo. Lui si girò e la guardò negli occhi, quegli occhi pieni di lacrime e di dolore. Successivamente la spinse via, facendola cadere a terra. La donna urlò dal dolore, ma lui sembrò non interessarsene ed uscì dall'abitazione. "Mi dispiace, ma non è questo ciò che voglio.... io aspiro molto più in alto". Sentendo i pianti della madre, Titania si svegliò e sopraggiunse all'ingresso: «Manma cos'è successo? Perché sei a terra e stai piangendo? Dov'è papà?». La donna non rispose e continuò a piangere. Titania notò la porta aperta, quindi corse fuori. Vide il padre che si stava allontanando, in direzione della foresta.

Titania: «PAPA'! DOVE STAI ANDANDO!». L'uomo non si girò, continuando ad avanzare per la sua strada. La ragazza cercò di raggiungerlo correndogli dietro, ma venne colpita alla fronte da un sasso che la fece cadere a terra. Del sangue cominciò a sgorgarle dalla fronte.

«Devo dedurre che nessuna di loro abbia deciso di seguirti»

Atticus: «Esatto»

«A te sta bene così?»

Atticus: «Sì, non ho rimpianti»

«Come preferisci.... allora seguici»

E così Atticus sparì nella foresta, seguendo altri due uomini....

Venera intanto si era trascinata fino alla porta, urlando il nome di Titania che era ancora a terra. Leonora intanto fece la sua comparsa all'ingresso e, vedendo sua madre a terra, si avvicinò per aiutarla, chiedendo cosa stesse succedendo: «Mamma perché sei a terra? Cosa sta succedendo? Dov'è papà?». La donna abbracciò la figlia e, non riuscendo a fermare le lacrime, disse: «Tuo padre è dovuto partire per lavoro... non sappiamo quando ritornerà»

Leonora: «Però tornerà, non è vero?»

«Certo che tornerà!», disse la donna urlando di dolore.

Intanto Titania si era ripresa. Si alzò in piedi, con delle linee di sangue che le macchiavano la faccia e colavano a terra, ed urlò con quanto più fiato avesse in corpo. Dei tuoni accompagnarono quell'urlo pieno di dolore e di rabbia. Passò qualche mese e nacque finalmente la piccola Kate: capelli color biondo oro ed occhi azzurri purissimi, era la più gracile di costituzione delle tre. Questo ulteriore parto, indebolì ancora di più Venera, costretta ad occuparsi solamente delle faccende di casa. Passarono cinque anni e la piccola Kate trovò un arco nella cantina, durante una delle sue 'ispezioni segrete'. Alla piccola piaceva giocare all'esploratrice. Prese quindi quell'arco e delle frecce ed uscì a fare pratica. Inizialmente era completamente imbranata, ma aveva un buon occhio: riusciva infatti a notare piccoli particolari anche a distanze considerevoli. E così, mentre Titania oramai quasi ventenne si occupava di far andare avanti la fattoria, Leonora continuava a studiare magia, aiutando in quel che poteva. La piccola Kate invece continuava ad esercitarsi con l'arco, sperando di essere utile anch'essa in futuro. Venera era fiera di loro: anche senza Atticus riuscivano a cavarsela egregiamente. Leonora chiedeva ogni tanto quando tornasse il padre, mentre Kate voleva saperne di più sul padre che non ha mai conosciuto. Quando ciò accadeva, Venera cercava di dare delle spiegazioni plausibili, cercando di non lasciarsi andare e piangere a dirotto. Doveva essere forte, per le sue figlie. Titania invece era l'unica alla quale non interessava sapere nulla del padre: le aveva abbandonate senza ritegno, lasciandole sole al loro destino. Non si fidava più di nessuno, a parte le sue sorelle e sua madre che le accudiva così amorevolmente. Si ripromise che sarebbe diventata più forte, per aiutarle. Ma i problemi iniziarono ad arrivare: non c'erano abbastanza soldi per pagare tutte le varie spese, i debiti cominciavano ad accumularsi e Venera prese la decisione di vendere tutte le bestie: «Vivremo solo coltivando i campi, basterà per farci vivere più che dignitosamente» diceva con un filo di voce. Titania prese la decisione di allenare nel tempo libero sia Leonora che Kate nella caccia: in questo modo avrebbero risparmiato molto sul cibo ed avrebbero potuto guadagnare anche qualcosa. Passò un altro anno, Kate aveva 6 anni e sapeva già cacciare con l'arco, riuscendo a cacciare conigli, lepri, piccoli uccelli, volpi e cervi. Leonora invece ne aveva 13 ed era diventata molto brava con la magia: riusciva infatti a tenere testa a cinghiali, aquile, falchi e lupi. Infine Titania, la più forte delle tre, era in grado di stendere un orso a mani nude. Tutto questo avendo solo 20 anni di età. Un giorno, con una scusa, Leonora si allontanò insieme a Titania dalla fattoria: «Ho visto un orso ENORME nella foresta, se riusciamo ad abbatterlo potremmo guadagnarci una fortuna!»

Titania: «Mi hai convinta! Kate, rimani con la mamma. Fai quello che ti dice senza discutere, intesi?»

Kate: «Sì Titania, puoi contare su di me!»

Le due ragazze si allontanarono e scomparvero nella foresta.

Venera: «Ora che se ne sono andate possiamo cominciare ad organizzare la sorpresa!»

Kate: «Sì che bello, una festa a sorpresa per Titania! Ma perché proprio oggi?»

Venera: «Perché oggi è il 28 agosto, il giorno in cui Titania è nata ed è quindi il suo compleanno»

Kate: «Ma non lo abbiamo mai festeggiato... perché oggi sì?»

Venera: «Perché Titania oggi compie 20 anni, diventa finalmente una signorina e può già cercarsi un marito.... vorrei tanto che trovasse un bravo ragazzo e vivesse la sua vita, invece di rimanere inchiodata qui a prendersi cura di tutte noi....», una lacrima scese dal volto della donna.

I preparativi procedevano senza intoppi, quando improvvisamente si sentì un rumore di vetri rotti proveniente dall'ingresso. Le due si trovavano nella sala da pranzo, distante una decina di metri dall'ingresso. Venera disse subito a Kate di nascondersi nell'armadio: non voleva che sua figlia corresse rischi inutili benché sapesse difendersi. «Nasconditi qui dentro e, non appena la situazione è favorevole, scappa ed esci di casa! Mi hai capito?»

Kate: «Si mamma, farò come dici tu». La piccola si nascose dentro l'armadio, portandosi l'arco e qualche freccia per ogni evenienza.

"Sicuramente sarà un ladro venuto a rubare. Non immagina però che siamo povere...", pensò Venera, impugnando un coltello. La sala era piena di addobbi e cibarie varie. Qualcuno irruppe goffamente nella stanza.

Venera: «Finalmente ti sei fatto vedere. Cos'è che vuoi? Oro? Gioielli? Soldi? Beh, ho una brutta sorpresa per te: purtroppo siamo povere, non abbiamo nulla»

«Dannazione, questo si che è un problema.... Beh, mi accontenterò di te e del cibo qui presente» disse l'uomo fissando con aria vogliosa la donna.

Venera: «Cos'hai intenzione di fare?»

«Non lo immagini? È da molto tempo che non tocco una donna....»

Venera: «Stai attento, ho un coltello. Non costringermi a farti del male»

«Ribelle eh... MI PIACE!» disse l'uomo facendosi passare la lingua sulle labbra. Iniziò una colluttazione che vide l'uomo prendere il braccio armato di coltello della donna e sbatterla contro pareti e mobili. Kate sentiva i rumori, ma le era stato ordinato di non uscire finché la situazione non su favorevole. L'uomo riuscì a far cadere la donna: le tolse il coltello dalla mano e lo buttò lontano, distendendosi quindi sopra di lei. «Ed ora ci divertiamo... stai tranquilla e lasciami fare» disse lui con la bava alla bocca.

Venera: «Ok, starò tranquilla... dopo questo!». La donna diede un forte calcio ai testicoli dell'uomo che cadde a terra rantolando dal dolore. «KATE, ADESSO!» urlò lei. La bambina uscì dall'armadio e, senza vedere cosa stesse succedendo, corse verso la porta d'ingresso, uscendo dall'abitazione. Era terrorizzata, la paura non le permetteva di agire consciamente e quindi di aiutare sua madre.

«Maledetta puttana....» disse l'uomo ancora a terra agonizzante.

La donna riprese il coltello da terra e si avvicinò all'uomo, pronta a pugnalarlo mortalmente: «Beh, direi che è finita. Ora calmerai i tuoi bollenti spiriti... per sempre!». Stava per pugnalarlo alla schiena, quando l'uomo fece uno scatto in avanti, buttandosi con tutto il suo peso sulla donna. I due vennero sbalzati contro un tavolo apparecchiato e con una lanterna accesa al centro. Il tavolo venne ribaltato, facendo cadere tutto ciò che vi era sopra. La lanterna si infranse a terra ed il pavimento cominciò a prendere fuoco. Quello scatto improvviso, portò l'uomo a farsi pugnalare involontariamente al petto, morendo sul colpo. Venera era distesa a terra, con un cadavere su di essa dal peso non indifferente. Impiegò un po' di tempo prima di riuscire a toglierselo di dosso, ma era troppo tardi: le fiamme avevano avvolto l'intera stanza e stavano cominciando ad espandersi per tutta la casa. Come se non bastasse, durante la caduta si era slogata una caviglia. Era quindi impossibilitata a camminare. Provò a trascinarsi, ma il terreno era troppo caldo e le fiamme non permettevano di muoversi liberamente.

"Perché la mamma ancora non esce....", Kate, vedendo le fiamme, stava cominciando ad essere seriamente preoccupata, ma la paura non le permetteva ancora di muoversi.

«Vorrei tanto sapere dove l'hai visto questo orso», disse Titania seccata.

«Ma è vero, ti giuro che l'ho visto!» rispose Leonora convinta di quanto stesse affermando.

Le due ragazze uscirono dalla foresta, senza aver concluso nulla. Non appena videro la loro casa in fiamme, si precipitarono. Kate era ancora immobile che guardava quel macabro spettacolo.

Leonora: «Kate! Che cosa è successo? Perché sei qui fuori? E dov'è la mamma?». La bambina riuscì a trovare la forza per puntare il dito in direzione della casa. Titania cercò in tutti i modi di entrare, ma le fiamme erano oramai alte. Leonora provò ad usare la sua magia d'acqua, ma non bastava. Venera riuscì a trovare la forza per affacciarsi alla finestra della sala da pranzo: «Tit...a....nia.....». Titania la vide: era completamente avvolta dalle fiamme. Provo ad avvicinarsi per riuscire ad afferrarla, ma fu tutto inutile.

Venera: «Non... pensare... a me..... pensa... alle... tue.... sorelle....»

Titania: «NON DIRE COSI' MAMMA! TI FARO' USCIRE DI LI'.... TROVERO' UN MODO!»

Venera: «Sai bene... anche tu... che per me... è finita....»

Titania: «NO, NON DIRLO!»

Venera: «... siate.... siate forti.... Tit...a..nia.... prenditi cura.... delle tue sorelle.... fallo... per.... me....»

La casa crollò proprio in quel momento, inghiottendo la povera Venera. Titania venne allontanata a forza da Leonora, mentre guardava attonita le macerie che cadevano. Kate cadde in ginocchio, cominciando a piangere e ripetendo: «È tutta colpa mia.... è solamente colpa mia.....». Iniziò a piovere. Una pioggia fitta, triste, inesorabile. Era come se il cielo piangesse quell'evento nefasto. Ben presto le fiamme furono spente dall'intervento della pioggia. Titania corse subito a rimuovere i detriti per ritrovare il corpo di sua madre. Eccolo: era in gran parte carbonizzato, ma si riusciva ancora a riconoscere i tratti facciali. In mano aveva qualcosa, ma Titania non ci fece caso. La disperazione prese il sopravvento. Le tre sorelle scoppiarono a piangere intorno al cadavere della madre. Un pianto angosciante, triste, di chi ormai aveva perso la speranza. Titania improvvisamente smise di piangere, si fece forza ed iniziò a scavare non lontano da lì.

Leonora: «Che... che stai facendo... Titania...» disse con le lacrime che ancora sgorgavano dai suoi occhi.

Titania: «Sto dando una degna sepoltura a nostra madre»

Kate andò ad aiutare Titania, benché potesse fare ben poco data la sua poca forza. Anche Leonora aiutò le sorelle, senza smettere di piangere. In poco tempo riuscirono a scavare una tomba in cui misero la loro madre, insieme all'oggetto che teneva in mano. Nessuna si preoccupò di cosa fosse visto che sembrava essere un oggetto insignificante. Fecero una piccola preghiera rivolte alla tomba della madre, sotto la pioggia incessante. Titania promise sulla tomba di sua madre che non avrebbe mai più pianto, che sarebbe stata forte ed avrebbe protetto le sue sorelle a qualsiasi costo. Dopo questo piccolo rituale, le tre sorelle si incamminarono nella foresta. Non avevano una casa, non avevano una famiglia, non avevano una meta.... dovevano solamente cercare di sopravvivere.

La foresta sembrava veramente spaventosa ora.

Kate: «Titania.... io ho paura»

Titania: «Non lasciarti suggestionare, non ci accadrà niente di male»

Leonora: «E se dovessimo incontrare qualche animale pericoloso?»

Titania: «Come il tuo fantomatico orso?»

Leonora si sentiva stupida.

Titania: «Non vi preoccupate, qualunque cosa dovessimo incontrare, ci penserò io a sistemarla.

«To-to-to-to-to»

Kate: «C-che c-cosa è s-s-stato?»

«To-to-to-to-to»

Leonora: «S-si sta av-avvicinando....»

«To-to-to-to-to»

"Vieni avanti, forza!", Titania era già pronta ad attaccare.

«RO!»

Un vecchio apparve davanti a loro da un cespuglio: aveva solamente un ciuffo di capelli bianchi sulla sommità della testa ed una lunga barba bianca. Aveva inoltre due grandi occhi con delle pupille piccolissime e nere. Indossava dei vecchi stracci da eremita e se ne andava in giro con un bastone.

«AAAAAAAAHHHHHHHHH», Kate lanciò un urlo di terrore. Leonora si nascose subito dietro Titania che nel mentre era in posizione di attacco.

«Oh, non dovete avere paura di me, piccole. Ero qui che passeggiavo nella foresta quando ho sentito le vostre voci e mi sono uncuriosito. Chi siete? Da dove venite?» chiese il vecchio.

Titania: «Hai una bella faccia tosta a chiedere a delle ragazze di presentarsi senza prima presentarti a tua volta»

«Ma io sono un eremita, posso fare quello che voglio!» disse spavaldo il vecchio.

Titania: «Beh, vediamo se hai ancora voglia di fare lo spiritoso dopo aver assaggiato i miei pugni!». La ragazza si lanciò contro il vecchio, sferrando un pugno di una potenza inaudita. Il vecchio però spiccò un salto così alto da superare la ragazza, dandole un leggero colpetto con il suo bastone alla testa.

Titania: «AHI, CHE MALE!»

«Ma se ti ho appena sfiorata» replicò il vecchio.

Leonora: «Vediamo come te la cavi con questo! Palla di fuoco!». La ragazza lanciò dalle sue mani una palla di fuoco, indirizzata verso il vecchio. Quest'ultimo prese tutto il fiato che aveva in corpo e soffiò così forte da spegnere completamente la palla di fuoco.

Leonora: «Cosa? Ma questo è impossibile!»

Kate: «C-ci p-penso io!». La piccola bambina scoccò una freccia, ma il vecchio la bloccò con il suo bastone.

«Notevole per la vostra età» disse.

«MAI DISTRARSI IN COMBATTIMENTO, VECCHIO!», Titania era tornata all'attacco, attaccandolo da dietro. Il vecchio si girò di scatto e cercò di colpirla con l'impugnatura del suo bastone. Titania lo fermò con entrambe le mani: «NON CREDERE DI FERMARMI CON UN VECCHIO BASTONE!». Fece una pressione tale sulle mani da frantumare l'impugnatura del bastone. "Però, davvero notevole!" pensò il vecchio che con un balzo si allontanò dalle tre sorelle. «Ok ok avete vinto, mi arrendo!»

Titania: «Ma se non abbiamo ancora cominciato! Inoltre non mi sembri così debole da doverti arrendere vecchio!»

«Se avessi usato tutta la mia forza, non sareste durate nemmeno due secondi» disse il vecchio con un'espressione seria.

Titania: «MA CHI TI CREDI DI ESSERE, VECCHIO?»

«Io sono il saggio ancestrale Totoro. Ma potete chiamarmi Maestro»

«Maestro?» dissero Leonora e Kate all'unisono.

«Tsk, non siamo certo tue allieve», replicò Titania.

Totoro: «Ma lo diventerete»

Titania: «COSA?»

Totoro: «Così ho deciso. Ora basta, state zitte e seguitemi senza fiatare»

Titania: «PERCHE' MAI DOVREMMO SEGUIRTI?»

Totoro guardò Titania dritta negli occhi e disse: «Non vuoi diventare più forte?»

Titania rimase interdetta, stringendo i pugni dalla rabbia.

Totoro: «Ed allora zitta e seguimi!»

Le ragazze seguirono il vecchio che le condusse in una zona della foresta in cui c'era un piccolo lago dove si stavano abbeverando diversi animali, tra cui un possente toro.

Kate: «Q-q-quello è un t-toro! Cosa diavolo ci fa qui?»

Totoro: «Questo è il mio toro domestico, si chiama Tota. Saluta le nuove apprendiste Tota»

Tota: «MUUUUOOOOOAAAAAA»

Titania: «Che strano verso per un toro....»

Totoro: «Non è l'unica cosa strana che ha. È anche in grado di volare! State a guardare». Il vecchio salì in groppa al toro che iniziò a fluttuare in aria.

Leonora: «Stupefacente... ma un momento, riusciamo a salirci tutti?»

Totoro: «Chi ha mai detto che avrei fatto salire anche voi? No, voi mi seguirete da terra, è un ottimo esercizio per migliorare la resistenza fisica»

Kate: «COSA? Non ti sembra di esagerare?»

Titania: «Facciamo come dice»

Kate: «Eh? Titania ti rendi conto di quello che dici? Potrebbe abitare a chilometri e chilometri di distanza, sulle sommità di qualche montagna»

Totoro: «Hey, come hai fatto ad indovinare? Mi spii dentro casa?»

Titania: «Non ha importanza. Dobbiamo diventare più forti per riuscire a badare a noi stesse e lui potrebbe essere la nostra sola ed unica speranza. Facciamo come dice»

Totoro: «Brava ragazza, seria e giudiziosa. Mi piaci! Ti permetterò di diventare mia moglie»

Titania tirò un calcio al toro che si rivoltò a testa in giù, facendo rivoltare anche il vecchio. «Non osare mai più dire una cosa simile, hai capito?»

Totoro: «Scherzavo scherzavo, suvvia come sei permalosa.... Bene, in marcia!»

Durante tutto il tragitto, il vecchio ed il toro rimasero sempre a testa in giù. Intanto le ragazze raccontarono la loro storia.

Totoro: «Davvero una brutta faccenda... hey Kate, vedi di non rimanere indietro!»

«N...non ce la faccio...» disse ansimando la ragazza.

Titania: «Lei è la più debole di costituzione qui, non è abituata a fare questi sforzi»

Totoro: «Dovrà abituarsi»

Titania andò ad aiutare Kate.

«STAI FERMA!» urlò Totoro. «Cosa credi di risolvere aiutandola? Quando poi non ci sarai, lei cosa farà? Chi l'aiuterà?»

Titania: «Io ci sarò sempre, non abbandonerò le mie sorelle»

Totoro: «E se non fossi in grado di aiutarle? Se fossi messa nella posizione di non poter fare nulla? Eh? EH?»

I due si lanciarono uno sguardo di sfida.

Leonora: «Su su, non litigate. Vedete? Kate ce la sta facendo da sola, pian piano»

Kate: «Uff... che faticaccia... ma non voglio rallentare il gruppo!»

Totoro: «Così si parla ragazza mia! Quando sarai più grande, diverrai mia moglie!»

Titania: «LA VUOI SMETTERE CON QUESTA STORIA!?»

Kate: «Maestro la smetta di prenderci in giro! E si raddrizzi per favore, non riesco a guardarla in quella posizione»

Totoro: «E allora non mi guardare! In questa posizione riesco a rimanere concentrato, è un allenamento....»

Leonora: «Oh, quanto è saggio Maestro....»

Arrivarono alle pendici di una imponente montagna. Il vecchio esclamò: «Fermi tutti, c'è qualcosa che non va! Qualcuno mi ha rivoltato la casa! Ma chi può essere così potente da rivoltare una montagna?»

Titania: «IDIOTA, SEI A TESTA IN GIU', TE NE SEI FORSE DIMENTICATO?»

Totoro: «.... CHI E' STATO A FARMI QUESTO?»

Leonora: «Ma se è tutto il viaggio che è in quella posa, Maestro!»

Totoro: «.... ah già! Tohtohtohtoh!»

"In che mani siamo capitate..." pensò Titania.

Totoro: «Bene, ora non vi resta che salire queste scale»

Davanti a loro c'erano tante scale che portavano verso la sommità della montagna.

Kate: «Tutte queste scale? Ma saranno migliaia!»

Totoro: «Tredici mila trecentonovantasette per essere precisi!»

Leonora: «Ma.... non arriveremo mai!»

Titania: «Risparmiate il fiato e cominciamo a salire»

Totoro: «Così si parla Titania. Vi aspetto in cima, non impiegateci troppo tempo!»

Le tre ragazze impiegarono quattro ore abbondanti per raggiungere la cima della montagna. Si era ormai fatta notte. Una volta arrivate alla meta, trovarono un tempio fatto interamente d'oro. Totoro era disteso su di un'amaca sorseggiando del sake.

Totoro: «Oh, finalmente ce l'avete fatta! Mi stavo annoiando!»

Kate e Leonora stramazzarono al suolo esauste. Solo Titania aveva ancora forza per rimanere in piedi: «Senti..... vecchio.... noi.... » disse ansimando.

Totoro: «Risparmia il fiato ed andate a riposarvi. Domani inizierà il vostro addestramento. Se riesci a portare le tue sorelle dentro al tempio, vi ho preparato una stanza, altrimenti dormirete qui fuori al freddo. Buonanotte!» disse addormentandosi sull'amaca.

Titania a fatica riuscì a portare le sorelle nella stanza a loro assegnata, seguendo Tota. «Potevi anche darmela una mano, grosso e stupido toro»

Tota: «muoa muoa»

Una volta dentro, Titania crollò sul pavimento insieme alle sue due sorelle. Dormirono profondamente per diverse ore, finché...

«SVEEEEEGLIIIIIAAAAAAAAA», Totoro irruppe nella stanza urlando come un pazzo. Mise anche il piede sulla faccia di Titania.

Titania: «MA CHE FAI VECCHIO!»

Totoro: «COME FACCIO A SAPERE CHE SIETE STRANE E NON DORMITE NEI LETTI MA SUL PAVIMENTO!»

Titania: «ERAVAMO STANCHE, NON CI SIAMO ARRIVATE NEI LETTI! E POI PARLI TU CHE DORMI IN UN'AMACA»

Totoro: «MI RILASSA, OK?»

Kate: «Potreste smetterla di urlare di prima mattina? Volete farmi scoppiare la testa?»

Leonora: «Mmmm che sta succedendo qui? Chi è che sta urlando?»

Totoro: «Bene, ora che siete tutte sveglie, vi prego di seguirmi. Ho qualcosa per voi»

Il vecchio portò le tre ragazze in una grande sala da cerimonia al centro del tempio. Al centro della sala, erano posizionate delle bellissime armature bianche addosso a dei manichini di bronzo. «Queste le ho fatte per voi, voglio che le indossiate. Quella a sinistra è per Kate, quella al centro per Leonora ed infine quella a destra per Titania. Sono fatte su misura per ognuna di voi»

Le tre ragazze provarono ad indossare le armature, ma Kate e Leonora non riuscirono nemmeno a sollevarle.

Kate: «Ma sono pesantissime!»

Leonora: «Non riusciremo mai ad andare in giro con queste cose addosso!»

Totoro: «Fate silenzio ed osservate Titania!». La ragazza era riuscita ad indossare completamente l'armatura. Se ne stava lì ferma, ammirandola. Fece un passo e.... cadde sbattendo la faccia al pavimento.

«Ecco.... appunto» dissero le altre due all'unisono.

Totoro: «Dovete solo farci l'abitudine! Da oggi in poi voglio che le indossiate sempre, senza mai toglierle! Dovreste mangiare con esse, dormire con esse, perfino lavarvi con esse! È severamente vietato toglierle!»

Kate: «Ma... è impossibile!»

Leonora: «Kate, guarda Titania. Si è subito rimessa in piedi e ci sta riprovando. Forse dovremmo riprovare invece che stare a lamentarci»

Totoro: «Brava Leonora! Anche se sei giovane, puoi diventare subito mia moglie!»

Un pezzo dell'armatura di Titania colpì in piena fronte Totoro.

«Ops, mi dispiace. Non devo averlo agganciato bene quel pezzo», disse Titania ridacchiando.

«L'HAI FATTO APPOSTA, TI HO VISTA!» sbraitò Totoro con del sangue che gli usciva dalla fronte.

Iniziò così il lungo addestramento delle ragazze. Inizialmente si basava solamente sul dover prendere confidenza con la pesantissima armatura. Quando le normali azioni come camminare, correre, saltare, mangiare, schivare, combattere e via dicendo sarebbero risultate naturali senza impedimenti, l'addestramento poteva ritenersi concluso. Impiegarono 5 anni per prendere totale confidenza con in dosso le armature.

Totoro: «Bene, ora che le armature sono come una seconda pelle, è giunto il momento di addestrarvi secondo la vostra vocazione. Kate, ho visto che tu utilizzi l'arco per il combattimento a distanza, mi sono permesso quindi di creare un arco e delle frecce dello stesso materiale delle armature»

Kate: «Ma quelle frecce saranno pesantissime! Non riuscirò mai a scoccarle!»

Totoro: «Non puoi dirlo se non ci provi! Passiamo a te Leonora: quando ci siamo incontrati la prima volta mi hai tirato contro una palla di fuoco. Deduco che la tua vocazione sia la magia, ho indovinato?»

Leonora: «Esattamente!»

Totoro: «Bene, prendi. È un antico libro di magie, tramandato di generazione in generazione. Contiene tanti incantesimi, alcuni addirittura potentissimi, tipo questo: INFLATUS DI DRACO!». Dalla mano del vecchio venne fuori una scia di fiamme, come fosse un soffio di drago.

Leonora: «Wow, magnifico!», la ragazza sfogliò rapidamente il libro ed esclamò: «Ma.... non ci capisco niente! In che lingua è scritto?»

Totoro: «Gregoriano antico, la lingua degli Antichi. Ecco perché ti serve un dizionario!». Il vecchio mostro un libro grande il triplo del precedente. «Qui ci sono tutti i termini del gregoriano antico.... buono studio!»

Leonora: «Sigh... mettiamoci sotto....»

Totoro: «Ed ora veniamo a te Titania. Tu sei molto forte fisicamente, ma non ti ho visto usare armi»

Titania: «Perché io combatto a mani nude»

Totoro: «Questo è sicuramente lodevole, ma l'utilizzo di un arma può fare la differenza tra la vita e la morte. E ho l'arma che fa per te». Il vecchio porse uno spadone alla ragazza. «Questa è una Bastard Sword, forgiata con il materiale utilizzato per le armature. È quindi molto pesante, ma anche resistente e letale. Se riuscirai a padroneggiarne l'uso, diverrai imbattibile!»

Titania provò a sollevarla, ma non riuscì a mantenere l'equilibrio e cadde in avanti, portando la lama contro Totoro. Il vecchio maestro la fermò con sole due dita. «Con calma, non c'è fretta. Un passo alla volta mia cara». Lasciò la presa e la spada cadde al suolo, incrinandolo lievemente. «Forza, inizia la seconda parte dell'allenamento. Impegnatevi a fondo!»

I giorni passarono e le ragazze si allenavano duramente. Kate era riuscita finalmente a tendere l'arco, ma non riusciva ancora a scoccare correttamente una freccia. «Uffa, è la quarta che sbaglio!»

Totoro: «Cosa succede Kate?»

Kate: «Oh Maestro... non riesco a scoccare una freccia come si deve!»

Totoro: «Devi capire, cara Kate, che queste non sono come le frecce che eri abituata ad usare: queste sono frecce speciali, molto più pesanti. Ed essendo più pesanti sono anche più difficili da indirizzare, però sono anche più veloci e letali una volta scoccate! Devi solo capire il modo di scoccarle. Pensa al tuo bersaglio.... visualizzalo... pensa a come si muove, a come potrebbe reagire.... visualizza anche il percorso che potrebbe eseguire la freccia, prendi un profondo respiro e... SCOCCA LA FRECCIA! È tutto chiaro?»

Kate: «Più o meno....»

Totoro: «Bene, continua pure ad allenarti». Il vecchio maestro si allontanò.

"Vediamo... visualizzare il bersaglio.... è un bersaglio fermo quindi non devo calcolare nient'altro.... ed ora calcoliamo la traiettoria della freccia.... è una freccia abbastanza pesante, quindi tenderà ad essere attratta dalla gravità più facilmente rispetto ad una normale freccia in legno. Alziamo un pochino la mira e... SCOCCHIAMO LA FRECCIA!". La ragazza scoccò la freccia che colpì il bersaglio di paglia in pieno centro, trapassandolo completamente. «Evviva ce l'ho fatta! Ora dovrò esercitarmi con i bersagli in movimento!»

"Brava ragazza, impara in fretta..... andiamo a vedere come se la cava Leonora". Il maestro si allontanò dai cespugli in cui era nascosto ed andò nella stanza della meditazione. Lì c'era Leonora intenta a meditare.

Leonora: «Fu....ful.....fulg...fulgara!»

*pfu*

Del fumo uscì dalle sue mani. «Maledizione, ancora non ci siamo! Cos'è che sbaglio?»

«Forse la pronuncia dell'incantesimo?», Totoro entrò con calma nella sala. «Vuoi lanciare un fulmine, giusto? La pronuncia corretta è Fulgus, non Fulgara!»

Leonora controllò sul libro: «Ha ragione Maestro.... sono mortificata....»

Totoro: «Non è il caso di abbattersi. Il gregoriano antico non è una lingua per niente facile. Io stesso ho impiegato diversi anni per impararla. Il segreto però non sta nell'impararsi a memoria tutte le formule. Piuttosto bisogna arrivarci. Anche l'inventiva gioca molto a nostro vantaggio. Per esempio, prima volevi lanciare un fulmine e quindi la parola da usare è 'Fulgus'. Se invece avessi voluto lanciare un 'fulmine di fuoco', avrei usato il termine 'Ignis Fulgus'. Prova ad usare la fantasia, non limitarti solamente a ciò che ti suggerisce il libro»

Leonora: «La ringrazio dei consigli Maestro»

Totoro salutò la ragazza ed uscì dalla stanza.

Leonora: «Quindi se dicessi.... NEBULA GLACIALIS!». La stanza venne avvolta da una fitta nebbia freddissima. «Brrrrrr ci s-sono r-r-riuscita brrr!»

"Niente male anche te! Ed ora andiamo a vedere cosa sta facendo Titania". Il maestro si allontanò dalla stanza. Titania era nel giardino esterno, intenta a dare fendenti con la spada.

Titania: «Milletrecentonovantasette... milletrecentonovantotto..... milletrecentonovantanove..... millequattrocento....»

Totoro: «duemilioniquattrocentomilaseicentonovantasette.... trentatremilaseicentoventotto.... cinque.... duecentotrentaquattro.....»

Titania: «Uff.... che cosa vuoi vecchio?»

Totoro: «Niente in particolare, volevo solo vedere cosa stavi facendo»

Titania: «Non si vede? Mi sto allenando con lo spadone»

Totoro: «Vedo vedo... continua così mia cara, ma ricorda: non basta solo saper sferrare il colpo. Bisogna avere convinzione e sapere bene come lo si sta dando il colpo e per cosa. Ti faccio vedere». Il vecchio prese lo spadone da Titania, impugnandolo con facilità con una sola mano e scagliò un fendente contro una roccia, tagliandola perfettamente in due. Dopo di che, scagliò un altro fendente su di un'altra roccia, senza riuscire a scalfirla. «Hai visto? Impiegando la stessa forza, sono riuscito a tagliare a metà una roccia, mentre l'altra non sono riuscito nemmeno a scalfirla. Questo perché nel primo caso ho colpito con l'intenzione di tagliare la roccia, mentre nel secondo caso no. Imparerai anche questo, ne sono sicuro». Il vecchio maestro riconsegnò la spada a Titania e disse: «Scusami se ti ho disturbata, prosegui pure l'allenamento».

Titania: «Tsk....»

Il vecchio si allontanò e Titania disse a bassa voce: «Stavo sbagliando tutto... ecco perché mi ha fatto volutamente perdere il conto. Dannato vecchiaccio..... uno.... due.... tre.... quattro... cinque.....», riprendendo gli allenamenti.

"Brava Titania, diventerai una grande guerriera", pensò Totoro mentre si allontanava.

Passarono altri 5 anni. Le ragazze erano cresciute molto, sia fisicamente che spiritualmente. Kate aveva 16 anni ed era diventata proprio una ragazza carina. Aveva dei capelli biondo oro corti ed un po' mossi che facevano un meraviglioso contrasto con i suoi occhi azzurri cristallini. Leonora invece aveva 23 anni, capelli medio lunghi viola ed un paio di occhiali che risaltavano i suoi occhi neri. Era la più bella delle tre, con un fisico veramente mozzafiato. Titania infine aveva 30 anni: era la più grande e matura del gruppo. Aveva lunghi capelli rossi che facevano risalto con i suoi occhi, rossi anch'essi. Il suo fisico era possente, rimanendo comunque quello di una bella donna. Tutte e tre avevano superato brillantemente l'addestramento.

Totoro: «Ragazze, sono fiero di voi! Avete brillantemente superato l'addestramento a cui vi ho sottoposto! Sono passati 10 anni da quando ci siamo incontrati e, sinceramente, la prima volta non avrei scommesso nulla su di voi, tohtohtohtoh!»

Titania: «Ma smettila vecchio, che hai pure insistito per addestrarci!»

Totoro: «Veramente siete voi che mi avete seguito per diventare più forti.... e mi sembra che ci siate riuscite!»

Kate: «È vero... è grazie a lei Maestro se ora siamo quel che siamo»

Leonora: «Come potremmo mai ringraziarla?»

Totoro: «Beh una cosa ci sarebbe.... DIVENTATE MIE MOGLI TUTTE E TRE!»

*sdoing*

Titania: «Vecchio, smettila con questa storia!»

Totoro: «Hey Titania, mi hai fatto male! Non sei più una ragazzina indifesa, ora sei forte e potente! Dovresti dosare la forza che metti nei colpi, come ti ho insegnato per i colpi da dare con la spada!»

Titania: «Ma io ti ho colpito con l'intento di farti male, ecco perché ti ho fatto male, ahahah!»

Totoro: «Tsk... questi giovani d'oggi che non hanno rispetto per gli anziani..... Ad ogni modo, ancora congratulazioni. Ed ora è giunto il momento di separarci. Dovrete vivere nel mondo reale, un mondo spietato e crudele, che non ci penserà due volte a fregarvi se ne ha l'occasione....»

Titania: «A tal proposito, ho un giuramento da proporre. Kate, Leonora.... giuriamo fedelmente che il nostro sarà un legame indissolubile. Non ci fideremo di nessuno all'infuori di noi tre. Legate l'una con le altre, per sempre»

Leonora: «Io ci sto!»

Kate: «Puoi contare su di me sorellona!»

Le tre ragazze misero le loro mani destre una sopra l'altra e giurarono.

Totoro: «Ragazze... sono commosso....»

Tora: «Muooooooa muooooooa»

Totoro: «Per concludere questo bellissimo addio, voglio conferirvi un titolo. La vostra forza è pari a quella dei terribili demoni che dimoravano su questa terra centinaia di anni or sono, mentre la vostra bellezza data anche dalle armature che indossate è pari a quella degli angeli che popolano le favole di questa terra.... pertanto, voi sarete conosciute come I Tre Demoni Bianchi». Il vecchio maestro si rivolse quindi ad ognuna delle ragazze: «Kate.... tu sarai il Demone Silente, Kate l'Eterea. Grazie alla tua formidabile capacità di tirare con l'arco, potrai uccidere i tuoi nemici rimanendo celata senza farti scoprire. Leonora.... tu sarai il Demone Avvenente, Leonora l'Ancestrale. Con il tuo corpo potrai sedurre tutti gli uomini che vorrai.... ed anche qualche donna tohthotho! In più, hai assimilato tutte le tecniche ancestrali custodite nel libro degli Antichi. Infine tu Titania... forte ed invincibile, tu sarai il Demone Possente, Titania la Sterminatrice. Utilizza questa tua forza per proteggere le tue sorelle. Fa sì che non capiti loro nulla di male e che non debbano più soffrire. Direi che è tutto.... potete andare»

Le tre ragazze si posizionarono all'inizio delle scale, si rivolsero verso il loro maestro ed esclamarono all'unisono: «Grazie per esserti preso cura di noi per tutto questo tempo! Non ti dimenticheremo mai, MAESTRO!». Kate era visibilmente commossa. Le ragazze si girarono e cominciarono a scendere le scale, quando all'improvviso...

«....FERME! C'è un'altra cosa che dovevo dirvi..... Non vi arrendete. Mai. Anche se la situazione possa sembrarvi disperata ed irrimediabilmente compromessa, non dovete mai arrendervi. Mi sono spiegato? Titania... non ti arrendere. Leonora.... non ti arrendere. Kate.... non ti arrendere...»



«Kate, non ti arrendere! Kate, non ti arrendere! Kate, non ti arrendere!»

«Sta aprendo gli occhi, il pericolo è oramai passato»

«Grazie al cielo, Kate!», Leonora abbracciò la sorella, distesa su un letto di quella che sembrava la stanza di un medico.

«Vostra sorella si è ripresa, l'antidoto ha reagito bene. Vi consiglierei di evitare di fare sforzi per un po', almeno finché non si sia ripresa completamente» disse l'uomo seduto su una sedia vicino al letto dove era distesa Kate. «Vi lascio un po' da sole»

Titania: «La ringrazio dottore». L'uomo uscì dalla stanza e chiuse delicatamente la porta. «Come ti senti Kate?»

Kate: «Sono un po' stordita..... che cosa è successo?»

Leonora: «Sei stata punta da quello», indicò un barattolo su di un tavolo in cui era rinchiuso lo scorpione dorato. «Abbiamo dovuto fare una corsa fino a Cornelia, altrimenti rischiavamo di perderti.... Luna si è comportata proprio bene, mantenendo il passo benché fosse stremata»

Kate: «E brava la mia cavalla.... Mi dispiace di avervi fatto preoccupare. Non so cosa mi stia succedendo ultimamente, sembra che il mondo ce l'abbia con me...»

«Non il mondo... un uomo in particolare» disse Titania facendosi improvvisamente seria in volto.

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