sabato 25 febbraio 2017

Vittoria o Sconfitta?

Hero e la misteriosa ragazza si stavano fissando: entrambi aspettavano che l’altro facesse la prima mossa.
«Beh, non attacchi?» sentenziò la ragazza. 
Hero fece un passo indietro. Quelle sue parole erano cosi fredde ed autoritarie che lo fecero vacillare. 
«Stavo considerando quale fosse il metodo migliore per attaccarti»
«È semplice: vieni qui e mi attacchi... così». Dopo aver pronunciato quelle parole, la ragazza fece uno scatto fulmineo in avanti, arrivando davanti Hero e sferrandogli un pugno nello stomaco. Il ragazzo si piegò in due dal dolore, cadendo sulle ginocchia.
«Sei... sei veloce» disse tossendo. Ma l’attacco non era ancora finito. Con un calcio ben assestato sul mento, la ragazza lo fece cadere con la schiena a terra.
«È già tutto finito?» disse divertita.
Hero era immobile. Lo sguardo rivolto verso l’alto ed assente. I suoi pensieri tornarono a quei ricordi lontani del passato. A tutta la sofferenza e la frustrazione provata. Quei colpi non erano niente in confronto.
«Tsk, questo non è niente» disse in tono di sfida.
La ragazza allora spiccò un balzo, sfoderando un pugno diretto al suo stomaco, ma Hero riuscì a schivarlo rotolando lateralmente. Il pugno colpì il terreno, generando una voragine.
«Questo avrebbe fatto male, lo ammetto.... credo che mi toccherà ricorrere ai ripari. Sei pronto RK? Positive Barrier!». La sfera bianca gironzolante intorno a Hero cominciò a ruotare velocemente tutta intorno al corpo del ragazzo, formando un’aura luminosa.
«Così va molto meglio, ora non mi fai più paura» disse Hero spavaldo. Per tutta risposta la ragazza fece un balzo cercando di colpirlo con un calcio volante. Ma l’attacco, sorprendentemente, fallì. Subito dopo essere atterrata, si girò velocemente per sferrare un pugno. Anche quello però non andò a buon fine. La sequenza successiva furono un gancio destro ed un montante. Niente. Hero era illeso. E, durante tutti questi attacchi, non si era mosso di un millimetro.
“Wow, la barriera di RK funziona alla grande! Devo solo stare attento al consumo di energia ed alla durata....” pensò tra sé e sé, mentre la ragazza continuava ad attaccare, senza però nessun risultato. Dopo l’ennesimo pugno, Hero reagì ed atterrò la ragazza.
«Ora forse starai ferma e ti farai baciare. Però prima dimmi... come ti chiami? So che l’aspetto che hai, l’hai solo preso in prestito per destabilizzarmi. Chi sei quindi tu?». Il volto di Hero era proprio di fronte a quello della ragazza. I due si fissarono intensamente, uno sguardo lungo e prolungato.
«Mi chiamo Sogno. O almeno questo è il nome datomi dal mio Maestro» rispose la ragazza. Il volto di Hero si stava avvicinando sempre di più, ma lei ripiegò le gambe in modo da bloccarlo e, con una forza sovrumana, lo lanciò in aria, nella direzione opposta alla sua. Hero fece un volo di tre metri prima di atterrare incolume.
«Credo che sia arrivato il momento di fare sul serio» disse Sogno dopo essersi rialzata. Allungò la sua mano destra verso il terreno, dal quale fuoriuscì una spada fiammeggiante. Sull’impugnatura vi era riportato un drago. La lama era tagliente come un bisturi, in grado di tagliare la roccia come fosse burro. Sogno impugnò la spada e, con uno scatto, corse verso Hero, il quale si mise in posa difensiva. La ragazza cominciò a menare fendenti per l’aria in rapida successione, mancando però inesorabilmente il bersaglio.
«È tutto inutile, non puoi colpir...» Hero si interruppe bruscamente. La lama fiammeggiante era riuscito a sfiorarlo, facendogli un piccolo taglio sulla spalla sinistra.
“Cavolo, pensavo l’effetto della Positive Barrier di RK durasse di più, invece sta già finendo... Devo passare al contrattacco!”
Hero posò la sua mano destra sulla ferita, attirando l’attenzione di Sogno.
«E così la tua barriera non è invincibile come tanto decanti»
«È stato solo un caso...» mentì spudoratamente Hero. La ragazza assunse una posa di attacco tenendo la spada rivolta con la lama in avanti, sopra la sua testa.
“Il mio problema è che non ho un’arma... e non penso che RK ne abbia una. Così lo scontro è decisamente impari!”
«Cosa ti aspettavi? Non puoi sperare di battere il mio Maestro» disse Sogno in tutta risposta al pensiero di Hero.
«Aspetta... tu puoi leggermi nel pensiero?» disse sorpreso il ragazzo.
«Certo che posso. Tutti i poteri che posseggo mi sono stati donati da Lui. E non hai ancora visto nulla... Mi ha ordinato di fermarti, a qualsiasi costo»
«Ma perché? Perché tutto questo accanimento?»
«Non credo di saperti rispondere. Io eseguo solamente gli ordini»
«Perché invece di eseguire gli ordini non provi a ragionare? Perché non provi a chiederti se tutto questo sia giusto o sbagliato?»
«Perché non è mio compito pormi delle domande, io eseguo solo gli ordini»
«Ma almeno provaci!»
«Non è tra gli ordini»
«... è questo che sei? Sei solamente una schiava che prende ordini dal tuo Maestro?»
«Esattamente»
«E perché non ti sei mai ribellata?»
«Perché non è tra-»
«Gli ordini, lo so, lo hai già detto!» la interruppe Hero.
«Credo sia tornato il momento di combattere» replicò lei.
«Ti ho pienamente ragione... RK, attacca!». Sogno non si era accorta che, durante la conversazione, RK le si era piazzato alle spalle ed era pronto per attaccare. La sfera lanciò due fasci di luce nera alle gambe della ragazza che, da quel momento, furono ricoperte da un’aura scura.
«Cosa!? Che cosa mi hai fatto!?» chiese adirata Sogno.
«Eheh, perché non lo scopri?»
La ragazza provò a camminare ma cadde miseramente. Le gambe le se incrociavano, senza la sua volontà. Non riusciva a rimanere in piedi e ad avere controllo sulle articolazioni.
«Perché non riesco più a muovermi!? Parla mortale!» sbraitò Sogno.
«La spiegazione è molto semplice: vedi, il mio amico qui può controllare il Karma ed infonderlo a persone ed oggetti. Quella che prima avevo alzato, era una barriera di Karma positivo, per questo non riuscivi a colpirmi. Al contrario, alle tue gambe è stato indotto del Karma negativo, per questo ora sono fuori dal tuo controllo»
«Mi sono fatta fregare da un mortale con i suoi stupidi stratagemmi. Ma non accadrà di nuovo. Hai detto che non posso usare le gambe, giusto? Vorrà dire che ti attaccherò dall’alto». Dopo aver pronunciato quelle parole, sulla schiena di Sogno comparvero due grandi ali con un piumaggio nero. Agitandole, cominciò a svolazzare per l’area.
«Beh sì, con quel sistema il mio attacco è stato totalmente inutile...» disse sconsolato Hero.
«Vediamo se riesci ad evitare questo». Un paio di fasci rosso cremisi uscirono dagli occhi di Sogno, diretti verso Hero che riuscì a malapena a schivarli. Le rocce dietro di lui furono letteralmente polverizzate.
«Questi sì che fanno male! Non ti sembra di esagerare?»
«Il mio Maestro ha detto di fermarti con ogni mezzo. Ha detto anche che devi arrenderti al tuo destino»
«Mai! Non finché avrò anche solo una minima speranza di riuscire nel mio intento»
«Sei patetico. Bisogna rinunciare quando la situazione lo richiede, altrimenti si rischia solo di farsi del male. Chi te lo fa fare di soffrire inutilmente?»
«Ciò che potrei ottenere da tutto questo: una felicità vera e pura. Ecco perché mi impegno tanto. Ecco perché combatterò fino alla fine. Ecco perché non mi arrenderò così facil...»
Fffffsssssshhhh
Un sibilo. Fu questo l’ultimo suono che sentì Hero, prima di cadere a terra esanime. Gli stessi raggi che prima aveva schivato, questa volta lo colpirono dritto al cuore.
“Dove sono... cos’è successo.... perché è tutto buio?”
Hero si ritrovò a terra, in una stanza buia. C’era solo un cono di luce proveniente dal soffitto che lo illuminava.
«Allora, ne hai avuto abbastanza?»
Hero si girò di scatto. Conosceva benissimo quella voce.
«Ancora tu!? Cosa ci fai qui... o meglio, cosa ci faccio io qui? Ricordo solo che stavo combattendo contro Sogno... che tu stesso mi hai mandato contro!»
L’uomo camminò con calma verso il ragazzo. Ad ogni passo, un piccolo particolare veniva rivelato dalla luce: un pezzo di scarpa, un pezzo di pantalone, un pezzo di giacca, una parte del volto... finché non fu completamente sotto al cono di luce, davanti a Hero che lo fissava con odio. Era un uomo normale, come se ne vedono comunemente in giro. Capello corto e nero, barba e baffi non troppo folti, sopracciglia fini. Occhi scuri e profondi, che quando ti fissano, ti fanno perdere ogni speranza.
«Perché mi fissi a quel modo?» chiese gentilmente l’uomo.
«Perché mi stai rovinando la vita, ecco perché!» sbraitò Hero.
«Te la sto rovinando.... oppure ti sto salvando?» disse sorridendo.
Hero rabbrividì.
«Cos...cosa vuoi dire?»
«Pensaci Hero. Sei sicuro che è quello che vuoi veramente? Sei sicuro che quello che vuoi ti renderà felice? E se invece peggiorerà la tua vita?»
Hero non sapeva cosa dire. L’uomo si mise di lato ed indicò un punto in fondo alla stanza, proprio di fronte al ragazzo. Schioccò le dita e due coni di luce illuminarono due porte: una rossa ed una grigia.
«Ecco la tua scelta: porta rossa, continui la tua folle impresa, porta grigia, torni alla realtà, abbandonando per sempre quel sogno. Quale porta varcherai?»
Hero non disse nulla. Si incamminò semplicemente verso la porta rossa. Non appena poggiò la mano sulla maniglia, sentì un peso fortissimo dentro di se.
«Stai esitando. ‘È la cosa giusta da fare? Sarò davvero felice?’. Sono queste le domande che ti stanno tormentando» disse ghignando l’uomo.
Hero strinse forte la maniglia, spalancò la porta e la oltrepassò, sbattendosela dietro di se.
«Sogno è lì che ti aspetta. Ma credo che ci rivedremo molto presto»
Hero si risvegliò. Era in piedi, nel punto dove era stato colpito l’ultima volta. Sulla maglia erano rimasti i fori del raggio, all’altezza del cuore, ma nessuna ferita o cicatrice.
«Ben tornato! Vedo che non ti arrendi... mi fa piacere. Anche perché mi sono appena scaldata e non sarebbe bello terminare tutto qui» disse Sogno ridendo.
«Bene, perché ho tutta l’intenzione di darti un bacio. Fatti sotto!»
I due ripresero a combattere. C’era però qualcosa che non andava in Hero. Le parole di quell’uomo gli avevano messo addosso una certa inquietudine.
“E se ti stessi salvando?”. Hero non riusciva a pensare ad altro.
“No... non devo pensarci. Io so che è questa la cosa giusta da fare. Io so che ne varrà senza dubbio la pena”
Un pensiero di troppo, una distrazione di troppo ed ecco che un altro di quei raggi colpì la gamba destra di Hero.
«Aaaaarrrgggg». Il ragazzo urlò dal dolore e dovette fermarsi. La ferita era profonda e sanguinava molto, sporcando i pantaloni ed il terreno sottostante.
«Ti ho colpito di nuovo! Ti sei distratto pensando alle parole del mio Maestro»
«Fai silenzio!» replicò Hero stringendo i denti.
«Secondo me ti farà bene parlare di nuovo con Lui»
«Cosa!?». Hero alzò lo sguardo, giusto in tempo per vedere un raggio trapassargli la fronte.
«Eccoti di nuovo qui! Ben tornato mio caro ragazzo» disse l’uomo osservando divertito Hero. Stessa stanza, stesse luci a cono.
«Perché mi hai detto quelle parole prima?»
«Perché voglio solamente aprirti gli occhi e la mente. Come puoi essere certo che sia questa la cosa che ti renderà felice e non un’altra che potrebbe accadere in futuro? Perché fermarsi nella ricerca della felicità?»
Hero non rispose. Si limitò ad oltrepassare di nuovo la porta rossa.
«Già qui? Hai fatto presto questa volta... Allora, avete parlato?» chiese gentilmente Sogno.
Era di nuovo nell’ultimo punto dove si trovava prima di finire nella stanza buia. Un buco nei pantaloni, ma di nuovo nessuna ferita.
«Stai zitta e continuiamo a combattere!»
«Devo dedurre che non hai dissipato i tuoi dubbi...»
Hero prese un sasso da terra e lo lanciò contro Sogno, ma non arrivò nemmeno a metà strada che subito ricadde a terra.
«Sei brava a combattere da lassù eh? Perché non scendi e ci affrontiamo seriamente!?» sbraitò Hero.
«E perché dovrei? Questa condizione mi è favorevole sotto tutti i punti di vista. Posso attaccarti quando e come voglio ed inoltre questo non farà altro che generare frustrazione in te, in modo da portarti il prima possibile alla resa. Inoltre ho calcolato che questa è la distanza ideale visto che il tuo amichetto sferico non riesce a raggiungermi»
“Ha ragione... RK non è adatto al combattimento di per se, figuriamoci in quello a distanza. Ma dev’esserci qualcosa che posso fare... Pensa Hero, PENSA!”
«Mentre pensi a come sfruttare il tuo amichetto, io continuo a lanciare i miei ‘raggi della morte’»
«Raggi della morte? Che nome scontato e banale» replicò con sufficienza Hero.
«Il nome è insignificante. Quello che importa è la potenza e l’efficacia dell’attacco. Ed i tuoi, a parte i nomi altisonanti, non mi sembrano niente di che»
Sogno riprese a sparare i suoi raggi dagli occhi, cercando di colpire Hero anche solo per ferirlo ed immobilizzarlo. Il ragazzo si fece nuovamente la Positive Barrier e corse a cercare riparo dietro qualche roccia.
“Qui dovrei essere al sicuro... almeno per un po’. Devo pensare.... pensa Hero.... come potrei sconfiggerla? Come posso fare per farla scendere? Come posso immobilizzarla?”
Un raggio frantumò la roccia vicino a lui.
“Merda, mi ha già trovato... e la barriera sta per finire. Cosa posso fare? Che cosa posso fare? Dovrei forse arrendermi?”
Un’altra esplosione ed il masso che nascondeva Hero si dissolse.
«Devi arrenderti, esatto». 
Sogno era in piedi dietro di lui, pronta a sferrare un fendente con la sua spada fiammeggiante.
«Alla fine... sei scesa eh? Non starai rischiando un po’ troppo?»
«Affatto, so di poter vincere. Anzi, so che vincerò!»
«Eheh... povera sciocca.... ADESSO RK!». La piccola sfera fuoriuscì da sotto al terreno, comparendo alle spalle di Sogno.
«Non ricordi? Posso leggerti nella mente». La ragazza si girò di scatto e, con un fendente, tagliò in due parti uguali RK. «E poi, lo stesso trucco non funziona due volte con me»
Non era solo RK ad essere stato tagliato in due, la ferita si riversò anche su Hero. I due erano collegati in qualche modo. 
“Di nuovo buio.... di nuovo questa debole luce....”
«Come vedi non puoi batterla. O meglio, non puoi battermi. Arrenditi avanti. Varca quella porta grigia. Torna alla realtà»
«... Mai...»
«Perché ti ostini?»
«Perché... con lei ho ritrovato il sorriso, dopo tanto tempo»
«Potresti trovarne un altro molto più bello»
«No, io voglio quel sorriso. So che non puoi capire e che io non posso spiegarmi»
«Ah ma io capisco, capisco benissimo. Sei tu che non capisci e non potrai mai capire il mio punto di vista che è molto più lontano ed accurato del tuo»
Hero era immobile al centro della stanza con la testa chinata, fissando il vuoto.
«Arrenditi Hero. Non puoi vincere da solo»
Quelle parole lo fecero rinsavire.
“Non posso vincere da solo....”
«Esatto Hero, non puoi vincere da solo. Vedo che cominci a capire. Allora forza, vai verso la porta grigia»
Hero strinse i pugni, alzò la testa e sorrise. Oltrepassò senza esitazione la porta rossa.
«Tsk, chissà cosa avrà in mente... beh, staremo a guardare» disse l’uomo con curiosità.
«Vedo che non ti salta proprio in mente l’idea di arrenderti, dico bene?» chiese esasperata Sogno.
«Ora so come sconfiggerti!»
«Ah davvero? E come, sentiamo»
«Scendi e te lo dimostrerò»
«Puoi provarci in tutti i modi, ma non perderò la mia posizione di vantaggio solo per farti un favore»
«Beh, se non vuoi scendere di tua iniziativa, temo che dovranno pensarci loro»
Sogno era confusa, non sapendo a chi si stesse riferendo. RK non poteva raggiungerla, questo era poco ma sicuro. Ma allora chi altri poteva rappresentare un pericolo per lei? E perché l’utilizzo del plurale?
Improvvisamente un turbine di banconote colpì in pieno volto la ragazza che, per la sorpresa, non poté fare altro che proteggersi con le braccia. 
«Cosa? Da dove spuntano fuori queste banconote?»
Non riuscì a continuare la frase che una mannaia roteante proveniente dal basso le taglio le ali di netto, facendola precipitare. Riuscì tuttavia ad atterrare senza problemi, benché fosse rimasta ferita al volto ed alla schiena.
«Cos’è successo? Chi è stato a fare questo? Non dirmi che il tuo amichetto sferico ha dei colpi nascosti che mi hai celato per tutto questo tempo!». Sogno era confusa ed agitata. Si era fatta colpire non capendo da dove provenissero i colpi.
«È stato questo il tuo errore. Anzi, il VOSTRO errore! Tu ed il tuo Maestro eravate convinti che fossi da solo a combattere. Ed è qui che vi sbagliate!»
Improvvisamente alcuni girasoli ai piedi della ragazza cominciarono ad avvinghiarsi alle sue gambe, paralizzandola dal busto in giù, mentre una strana polvere si cospargeva tutta intorno al suo viso, stordendola.
Hero ripensò a quei brutti ricordi del passato.

“Aspettami... non te ne andare.... ti prego....”
Hero era stremato e si lasciò cadere su quei rovi così appuntiti che lo trafissero.
“Perché è dovuta finire così... perché... non sono abbastanza forte....”
Gli sarebbe bastata una mano. Un aiuto per riuscire ad alzarsi e continuare la sua corsa. Un incitamento a proseguire stando attento ai pericoli. Ed invece ha voluto fare tutto da solo, senza guardare in faccia nessuno e facendo di testa sua, finendo per perdere tutto.

“Non farò lo stesso errore di allora. Questa volta non sono solo!” pensò Hero tornando con la testa al presente.
«Cos... che mi sta accadendo? Perché vedo tutto annebbiato? Cosa mi hai fatto!?» chiese sempre più confusa Sogno.
«Io non ti ho fatto proprio niente.... quello è uno degli effetti del mio amico Magic Dream». Hero indicò alla sua sinistra uno strano individuo ricurvo che indossava una maschera ed un vestito da giullare. «Il suo potere è quello di manipolare la mente delle persone, ecco perché ora ti senti confusa. Subito vicino abbiamo invece The Leader che, con il suo potere, ha ordinato ai girasoli di intrappolarti». Non aveva un aspetto rassicurante, metà nazista e metà steampunk. «Invece loro sono quelli che ti hanno colpito inizialmente: Crazy Money, con il suo attacco ‘monetario’ e Butcher che ti ha tagliato le ali con la sua mannaia». Entrambe quelle creature non avevano niente di umano: il primo era una specie di elfo in giacca e cravatta e con una 24 ore in mano, mentre il secondo somigliava di più ad un troll grande, grosso e verde, ma con un grembiule da cucina tipico dei macellai. «Tutto questo non sarebbe stato possibile se non ci fosse stata la mente brillante, bastarda e calcolatrice di The Scientist» concluse Hero indicando un individuo in camice bianco ed occhiali neri dietro tutto il gruppo che osservava la scena divertito.
«Ma... loro chi sono? Come fanno ad essere qui?»
«L’avete detto voi... questa è la mia battaglia per la mia vita. Ma loro ne fanno parte.... loro sono parte integrante della mia vita! E questa volta, mi lascerò aiutare. Questa volta non farò tutto da solo!»
Sogno si riprese. L’effetto di Magic Dream era oramai svanito a causa del tempo perso a parlare.
«Forse mi sono lasciato un po’ troppo andare con i discorsi.... ragazzi, bloccatela!». Ma Hero non poté finire la frase che Sogno si liberò dai girasoli che la bloccavano.
«Adesso mi avete fatto arrabbiare» sbraitò lei. Il cielo cominciò ad annuvolarsi, con nubi nere minacciose che pian piano coprirono il sole. Sogno si fece ricrescere le ali, questa volta fatte in scaglie di drago in modo da non poter essere recise. In più, per essere ancora più sicura, si creò un’armatura dello stesso materiale. «Pensi davvero che quattro o cinque ‘amici’ possano cambiare le cose? Non hai speranza, mettitelo bene in testa! E prima lo capirai, prima ti arrenderai»
«Forse no, hai ragione... per questo ne ho portati degli altri!»
Una strana scimmia con un cappello da gangster precipitò dall’alto, finendo in testa a Sogno e cominciando a tirarle i capelli. La ragazza cominciò a dimenarsi e a strillare: «AAARRRRGGG TOGLIETEMELA, TOGLIETEMI QUESTA STUPIDA SCIMMIA DALLA TESTA!»
«Lei è Mad Mad. Purtroppo è imprevedibile e quando è in quello stato non da retta a nessuno, eheh. Ma io presterei più attenzione a qualcun altro... sotto di te»
Dal terreno ai piedi di Sogno, spuntarono due mani pelose che le afferrarono le caviglie.
«Che...che cos’è questa sensazione sgradevole? Perché improvvisamente mi sento così insicura di me ed ansiosa? Cosa mi sta succedendo?»
«Semplice, quello è Toxic Anxiety e ha il potere, come dice anche il nome, di gestire l’ansia delle persone»
«Ma questo non è possibile! Non dovrei poter provare delle emozioni io!»
«Evidentemente il tuo Maestro ha fatto un piccolo errore quando ti ha creata» replicò soddisfatto Hero.
“Attacco con raggi laser in direzione del viso, all’altezza dell’occhio destro. Spostare la testa di 35 gradi verso sinistra. L’attacco avverrà tra 3 secondi”
Sogno per la rabbia sparò il suo ‘raggio della morte’ dagli occhi, in direzione del viso di Hero, ma quest’ultimo riuscì a schivarlo piegando leggermente la testa, senza fare nient’altro.
“Attacco con onde d’urto telluriche tra 5 secondi. Prepararsi a saltare tra 7 secondi”
L’attacco mancato di Sogno la fece arrabbiare ancora di più, tant’è che diede un pugno al terreno generando una piccola scossa che si muoveva in direzione di Hero, il quale però saltò al momento giusto, evitandola. Sogno era incredula.
«Sembra come che tu sappia in anticipo dei miei attacchi...»
«Ma io SO in anticipo i tuoi attacchi. È grazie a The Knowledge, un cervello gigante fluttuante che sa tutto... sa anche il futuro per un massimo di 5 minuti. Comunichiamo telepaticamente, è veramente comodo!» disse ridendo Hero.
«Non ero stata informata di tutti questi individui»
«È perché il tuo Maestro ha dato per scontato che, anche questa volta, agissi da solo. Te lo ripeto... IO NON SONO SOLO!»
Sogno volle utilizzare di nuovo i suoi laser, ma provava una profonda e terribile rabbia, così intensa che ogni suo colpo andò a vuoto.
«GRRRRR PERCHÉ NON RIESCO A COLPIRTI? PERCHÉ STO PROVANDO QUESTA RABBIA ECCESSIVA?!»
«Perché sei nel raggio d’azione di Angry Anger. Guarda sopra di te.... vedi quella nuvola con sfumature di rosso? Quella è Angry Anger e può gestire la rabbia degli individui. Cosa che sta facendo benissimo con te! Adesso sei ansiosa ed arrabbiata, la combo perfetta per non farti concentrare nel combattimento»
«LA RABBIA PERÒ È UN SENTIMENTO CHE POTENZIA GLI INDIVIDUI... FACENDOGLI PERDERE IL CONTROLLO! ED ORA TU NE SUBirai tutte le cons....»
«Dicevi qualcosa?» disse sorridendo il ragazzo.
Sogno si spense completamente, era come se avesse ricevuto un forte shock. Gli occhi mostravano solo il bianco delle sue pupille e della bava colava dalla sua bocca. Dietro di lei una figura avvenente e demoniaca, con delle ali nere da pipistrello. Somigliava ad un Succubo.
«E per finire c’è lei, Emotional Mask. Lei può controllare tutte le emozioni di un individuo. E, nel tuo caso, le ha fatte collassare tutte, generandoti uno shock. Ora sei completamente inerme, mi basta avvicinarti e baciarti, anche se quella bava non mi invoglia così tanto...». Tutti risero. Hero cominciò ad avvicinarsi. «Avrei dovuto capirlo prima... da soli non siamo nessuno, non possiamo fare nulla. Abbiamo bisogno per forza di qualcuno che ci consigli, che ci aiuti nel momento del bisogno, che ci sostenga. Che, semplicemente, ci stia vicino e ci dia forza. Quella forza per permetterci di fare l’impossibile. Di vedere l’invisibile. Di toccare l’intoccabile e di infrangere l’infrangibile. Ed io, insieme a tutti loro, posso finalmente affrontare il mio Destino e riuscire a batterlo! Ah, dimenticavo. Può bastare così Imagination». A quelle parole, del vapore fuoriuscì da Hero per ricomporsi nella forma di un uomo indiano, calvo e magro, vicino a lui. Aveva tre puntini rossi sulla fronte e si muoveva fluttuando con le gambe incrociate.
«Avevo messo Imagination in guardia, non fidandomi di ciò che poteva accadere. Il suo potere è quello di far avverare le cose che immagina... nei suoi limiti ovviamente. Qualsiasi attacco mi avessi fatto, lui mi avrebbe protetto. Solo a lui avrei potuto affidare la mia stessa vita»
Hero continuò ad avanzare, finché non fu davanti a Sogno. Era ancora paralizzata, senza possibilità di muoversi.
«Beh ragazzi.... grazie davvero di tutto. Senza di voi, non ce l’avrei mai fatta»
Tutti quegli strani individui si radunarono intorno ad Hero e, con un inchino, ricambiarono la cortesia.
«Era il minimo che potessimo fare» disse Imagination.
«Ora va e compi il tuo destino» disse una voce proveniente dal sottosuolo. Probabilmente era Toxic Anxiety.
«Sono davvero fiera di te» mormorò Emotional Mask.
Hero, con le lacrime agli occhi, si avvicinò al viso di Sogno. Anche in quelle condizioni, era comunque bellissima.
“È fatta... finalmente anch’io potrò essere felice!”
Le loro labbra stavano per toccarsi. Hero sentiva il cuore esplodergli nel petto. Tutti i pensieri negativi svanirono. Tutte le ansie e le paure si dissolsero come neve al sole. Stava per vincere contro il Destino.
«TOKI WO TOMARE!»
Improvvisamente una voce rimbombò nell’aria.... ed il tempo si fermò. Le labbra di Hero erano a 5 cm da quelle di Sogno. Tutti gli altri rimasero bloccati mentre applaudivano il lieto evento.
In mezzo a loro, al lato di Hero e Sogno, comparve lo strano uomo. Si guardò intorno, poi fissando i due ragazzi cominciò a parlare:
«’Toki wo tomare’.... o per meglio dire, ‘Che il tempo si fermi’. Frase celebre utilizzata da un personaggio molto famoso... e che credo calzi a pennello per la situazione. Caro Hero, devo dire che questa volta sei stato tu a stupirmi... e che effetti speciali che hai usato! Non pensavo che avessi tutte queste persone che ti vogliono bene e che sono disposte a mettersi in gioco solo per aiutarti in un’impresa folle e dalla dubbia riuscita. Solo per quella che tu chiami ‘felicità’... la tua personale ‘felicità’. È bello che al mondo ci siano ancora persone disposte a combattere per una battaglia non loro, solo per piacere di un’altra persona». L’uomo riprese fiato per un attimo e poi continuò. «Hero... io sono il tuo Destino... e come tale, mi riservo il diritto di decidere la tua intera esistenza. Potrai affrontarmi quante volte vorrai, con tutti gli amici del mondo.... il risultato non cambierà se è già stato deciso... se IO l’ho deciso». Altra pausa, questa volta più lunga. L’uomo sembrava inquieto. Cominciò a rosicchiarsi un’unghia e a stropicciarsi i capelli.
«Però oggi mi hai dimostrato che quando tieni veramente a qualcosa o qualcuno, non ti fai nessuno scrupolo. Arrivi perfino a mettere da parte l’orgoglio e a chiedere l’aiuto delle persone a te care, finendo per sentirti in colpa e pensando poi ad un modo per ripagarle. Con quello che hai fatto oggi, mi stai facendo dubitare della mia scelta....»
L’uomo si mise una mano sulla fronte e se la passò tutta sul viso. Guardò nervosamente l’orologio. Poi il cielo. Poi gli uccellini immobili, i girasoli. Tutto ciò che lo circondava. Guardò di nuovo l’orologio e prese un profondo respiro.
«E va bene... lascerò la situazione congelata ancora per un po’. Pazienza, caro Hero, dovrai avere ancora un po’ di pazienza...»
Diede un ultimo sguardo ai due ragazzi. Poi si voltò ed iniziò ad incamminarsi verso l’orizzonte.
«... finché il tempo non tornerà a scorrere....»